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The Churchill Outfit – The Churchill Outfit

Written by Recensioni

Cosa c’è di più delizioso del viaggio, della rivelazione di mondi ignoti, esperienze spirituali e artistiche diverse, paesi seducenti, persone scombinate? Non c’è niente che ricarichi l’anima più di una partenza. Il problema è che non è cosi semplice farlo. Pochi soldi, poco tempo. Ma noi abbiamo un pianeta intero dentro la nostra coscienza. Non serve necessariamente salire su un aereo, una nave o quello che volete per percorrere chilometri. Basta inabissarsi in se stessi. La rogna è trovare il mezzo. Perché quelle immense distese nel nostro subconscio sono meno vicine di quanto immagini. Prima di riuscire a raggiungere la meta, senza il giusto trasporto, dovrete passarne di giornate ai confini del deserto. Eppure ci sono dei trucchi, per non sbagliare strada e andare in quel luogo fantastico. Per prima cosa svuotate la testa. Fate che sia più leggera dei vostri sensi. Ora lasciate partire l’omonimo dei The Churchill Outfit. “Tongue Like a Trigger”. Cominciate a sentire la vostra lingua danzare nella bocca. Tutt’intorno, particelle multicolori prima impercettibili vi girano da ogni parte. Niente vi potrà far del male. Ora siete soli col tempo che balla nello spazio. False forbici tagliano stagioni che diventano mari. Voi ne uscirete vivi. Riuscite ancora a vedere la copertina del disco poggiata davanti a voi? Vedete quell’uomo, quel cielo, quegli uccelli, quelle montagne, quella gente? Ora che siete calmi cominciate a correre lontano da quello che è il mondo fuori. “Vegetables” è parte del mezzo ipnotico, scegliete voi quello fisico. Rubate una moto, lanciatevi in un tubo, sparatevi da un cannone ma scappate verso di voi. Siete dentro ora. Iniziate a venerare il vostro cane. “Calypso”. Se avete fatto quello che vi ho detto, non vedrete orrori o altre immagini spaventose ma solo musica viva e danzante in una hall multicolore e calda come mille abbracci. Sai cosa sta succedendo. Dove si va? “Faceless”. Attraversa quel corridoio di gente senza volto.

Continua a nuotare verso la luce. Loro sono come eroina nelle tue vene stanche. “A Thousand Miles Away”. Manca un migliaio di miglia ancora. Goditi lo spettacolo del mare cangiante sotto un sole nero e splendente di luce accecante e di un colore mai visto prima. Rilassati e continua a volare. Ricordi come eri felice? Sei libero. “Kaleidoscopic”.  Riesci a specchiarti nel cielo. Vedi mutare la tua forma e cambiare il tuo colore a ogni ascolto. Fluttua nel vuoto e non chiudere gli occhi. Senti le luci profumate a ogni tua carezza. Ogni loro sospiro ti riempie l’anima. Non potrà cadere a pezzi. “Love. More. Uh”. Sei nel luogo che cercavi. L’amore oltre l’amore fisico. Tutto è amore intorno a te. Tutto quello che non sapevi prima di sapere, ora prende forma. Lei invece non sa che non tornerà. “Scarlet Green”.  È giunto il tempo ora. Vattene da lì prima che tutto diventi troppo. Ora hai imparato a essere un essere migliore. Segui il bagliore scarlatto della musica. Guarda la tua vita sfiorarti come un velo. Non darti spiegazioni. Questo è il tuo minuscolo pezzo di paradiso artificiale che ti mette al sicuro dal male. “Something to Hide”. Sei fuori, quasi. Ora hai qualcosa da nascondere. Qualcosa da custodire che non morirà mai e mai nessuna potrà vedere. Riprendi possesso della tua mente e delle tue percezioni. La vita fuori è una merda. Ora che il Cd è finito possiamo tornare sulla terra e parlare del disco e della band bresciana The Churchill Outfit. I cinque giovanissimi hanno all’attivo l’Ep “In Dark Times” per l’etichetta Produzioni Dada e diverse apparizioni live cominciano a rendere il nome della band noto a testate importanti e quindi al circuito indie. Questo permette loro di aprire per artisti di maggiore fama come 24 Grana e Zen Circus alla Festa di Radio Onda d’Urto. Fino a quando, questa estate i tCO decidono di tornare in studio con Fausto Zanardelli (Edipo) per mettere insieme i nove pezzi che imparerete ad amare. Come avrete capito il risultato è qualcosa di notevole. I tCO riescono a proporre in maniera efficace e credibile quel sound tipico della scuola neopsichedelica nord americana.  Mettono insieme quello che resta delle allucinazioni degli anni sessanta e settanta, quella de i mostri sacri The Beatles, The Doors, Jimi Hendrix, Love, The Zombies, Pink Floyd, Jefferson Airplane, XTC, Spiritualized, The Pretty Things. Partono da qui e riempiono le intercapedini del tempo con l’indie rock e il folk/blues più potente e intimo (la ballata “Love.More.Uh” ad esempio), acido (“Faceless” e “Scarlet Green”) e fresco (“Something to Hide”) dei nostri giorni. Quello a un passo dal garage revival dei The Raconteurs o Arctic Monkeys. Il risultato è una Neo Psychedelia (evidente in tutta l’opera ma soprattutto in un brano come “Kaleidoscopic”) distante dalle sperimentazioni dei Flaming Lips, senza il pesante apporto dell’elettronica come negli Animal Collective, e poco paragonabile allo space rock di scuola Spaceman 3.

Il risultato è più che altro molto simile a quello raggiunto da The Black Angels, band texana capitanata da Christian Bland, in giro da metà anni zero e autrice già di almeno una pietra miliare nel genere. O anche The Warlocks anch’essi statunitensi.  In alcuni passaggi la potenza del sound unito alla vena lisergica ricorda anche quel tipo di psichedelia più vicina allo Stoner Rock, Acid Rock o Heavy Psych dei come sempre americani, Dead Meadow, ma è comunque la matrice Indie Rock, Folk Rock, Garage Rock Revival a farla da padrone in stile The Brian Jonestown Massacre (USA? Yes man!). Intanto, prima di riascoltare, è già amore per “Scarlet Green”. Anche solo per questo c’è da dire grazie.

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