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Massimo Zamboni – La mia Patria attuale

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Un canto a un Paese irrisolto, un urlo gentile lanciato da un artista dall’animo punk.
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Mauro Ermanno Giovanardi – La mia generazione

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Quanto è Rock una bestemmia?

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È il 30 luglio del 2016 in una piazzetta di un paesino di provincia; sotto il palco del festival Streetambula c’è tanta gente, sopra il palco è appena salito Giorgio Canali. L’ex chitarrista dei Csi impiega molto a lanciare una sonora bestemmia; noi sappiamo che è fatto così, sapevamo che avrebbe fatto così e quella non sarà la prima ma neanche l’ultima imprecazione della sera. La maggior parte dei presenti non ci farà neanche caso ma, in quella piazza, c’è qualcuno cui la cosa non va affatto giù.

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Stati di Agitazione Festival: il video-report dell’evento

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Si è conclusa la due-giorni di Stati di Agitazione, manifestazione voluta della Pro Loco di Trentinara. Le telecamere di QALT, presenti all’evento, hanno raccolto un po’ le testimonianze dei partecipanti, da Massimo Zamboni (CCCP, CSI) agli A Toys Orchestra, gli Yes Daddy Yes e i Capobbanna, fino ad arrivare agli organizzatori. La domanda è la stessa per tutti: cosa significa per loro l’espressione “Stati di agitazione”. A completare il report, i live dai concerti di EX-CCCP e A Toys Orchestra.

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(Ex) CSI all’Hiroshima Mon Amour

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“Sembra impossibile ritrovarsi, nell’Italia di oggi dove tutto induce a perdersi, a rinchiudersi in storie private – che possono anche essere languorose e di soddisfazione – ma sempre e soltanto personali. E sempre più difficile è pronunciare una parola facile: “Noi”. Ritrovarsi dopo una quindicina d’anni, in un concerto assieme. Ci sono ottime motivazioni forti, per farlo. Senza nostalgie di passato e di futuro, senza progetto costituito, senza smanie, ci siamo perchè è bello esserci, e giusto.” Sono passati vent’anni dall’uscita del primo disco dei CSI, Ko De Mondo, e alcuni dei protagonisti di quella storia si ritrovano, oggi, sullo stesso palco.
Sono lì con una nuova formazione, certo – con la grande voce e presenza di Angela Baraldi e Simone Filippi alla batteria – ma soprattutto perchè hanno ritrovato la voglia di stare insieme e accettato la responsabilità di portare avanti una storia importante come quella di CSI. Con un obiettivo: da un lato andare a ritrovare il pubblico che in qualche modo si sente orfano delle canzoni di CSI; dall’altro accogliere un pubblico nuovo, quello che non ha potuto incontrare quelle canzoni nel corso degli anni ’90, ma che ha potuto conoscerle soltanto successivamente su CD. E con la motivazione forte di chi sa che oggi più che mai “spegnere il video, uscire di casa, muoversi, vivere, sognare, ritrovarsi, guardarsi, esserci, noi, voi, è l’antidoto migliore.”

Giovedì 22 Gennaio @ Hiroshima Mon Amour, Torino

ex csi

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Ex CSI, ecco le date nei club

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Riparte dai più importanti club italiani il tour degli ex-CSI, dopo i numerosi appuntamenti che li hanno visti protagonisti su molti palchi questa estate con concerti dall’intensità eccezionale. Zamboni, Magnelli, Canali e Maroccolo, accompagnati da Angela Baraldi alla voce e Simone Filippi alla batteria, si ritrovano a vent’anni dall’uscita di KO DE MONDO, disco che ha cambiato la storia della musica italiana. “Senza nostalgie di passato e di futuro, senza progetto costituito, senza smanie, ci siamo perché è bello esserci, e giusto”.

22.01 Torino – Hiroshima
23.01 Mezzago (MI) – Bloom
24.01 Firenze – Flog
30.01 Roncade (TV) – New Age
06.02 Verona – Emporio Malkovich
07.02 Modena – Off
27.02 Pescara – Tipografia
28.02 Bologna – Locomotiv

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“Nevermind, We’re not Here” è primo singolo di Dear Baby Deer

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“Nevermind, We’re not Here” è il primo singolo di Dear Baby Deer, progetto solista di Gianluca Spezza, italiano disperso nel mondo, ex membro dei Divine, prodotti da Gianni Maroccolo e collaboratori dei CSI negli anni in cui le sonorità Trip Hop e Shoegaze iniziavano ad affacciarsi in Italia. Alla realizzazione dell’Ep Tryst, da cui il brano è tratto, hanno collaborato Lilia (voce femminile) e i Two Fates in fase di registrazione e mastering.

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Ludwig Van Bologna – L’Arte della Fuga

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Si sono scelti un nome altisonante i Ludwig Van Bologna, che richiama subito la musica classica -complice anche il titolo bachiano- ma anche la malattia distruttiva di Arancia Meccanica con le sue ambientazioni Pop e dettagli Glam. E questa macedonia ideologica si ritrova anche nei brani che compongono il disco: “Gino Paoli” apre con sonorità Indie alla Best Coast, per poi finire in un arabesque di linee melodiche dissonanti. “La Tosse”, invece, è tutta tarantiniana, retta da una linea di basso calda e ripetitiva. Con “Signori Signore” si cambia completamente registro, con un’apertura a filastrocca scandita dal declamato vocale sillabico e stacchi ritmici condotti dalla chitarra. Fin qui mettono sicuramente una certa curiosità, anche se bisogna ammettere che i nostri non stanno dicendo niente. Si nota, nei testi, una certa autoreferenzialità (sul ruolo del musicista, sul comporre canzoni, su partecipare a concorsi), ma la cosa si esaurisce subito e il cervello e il corpo di chi ascolta spostano la loro attenzione esclusivamente sulla componente musicale. “Niente” ricorda i Marlene Kuntz dei bei tempi che furono, il che è sicuramente un gran complimento: chitarre distorte e dissonanti avanti e voce relegata sullo sfondo caratterizzano anche la successiva “Solo Andata”, forse il brano più introspettivo di tutti nonostante, anche in questo caso, i testi non colpiscono se non per l’intellettualoide impiego lessicale, altro gran richiamo a Godano e soci. Il dialogo tra glockenspiel e basso che regge la traccia successiva, “Idee Balorde”, su cui, in crescendo si insinua un larsen rumoroso, dà prova della bravura strumentale dei Ludwig Van Bologna. Manca forse un po’ di spessore nel messaggio testuale o un po’ di convinzione nell’esprimerlo, ma questi ragazzi sono sicuramente buoni musicisti. Lo dimostra anche la sterzata alla Plastic Passion dei Cure che caratterizza l’intro della successiva “Happy Dee Dee”, a condire ulteriormente questa macedonia di ispirazioni Noise, sonorità fredde, parolone difficili alla CSI. “Parole Cose” è il climax di questo mèlange musicale: Pop, Funky, Surf, sfumature Punk trovano spazio in un’unica traccia che si spegne, letteralmente, in “Axolotl”, per pianoforte – con un trattamento ben più moderno di quello che avrebbe fatto Beethoven del suo strumento, più malinconico ancora se possibile, più cinematografico, alla Yann Tiersen – e voce, sillabica, monotona, greve.

Non è un disco imbecille. Non è un disco che si ascolta una sola volta e si cestina a cuor leggero. Al contrario è un disco che si sente più volte alla ricerca dei numerosi pregi. Per poi tirare le somme, però, e passare ad altro.

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Wu Ming Contingent – Bioscop

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Nati dalle ceneri di una moltitudine di band della scena Hardcore italiana (Nabat in primis di cui faceva parte il chitarrista Riccardo Pedrini a.k.a. Wu Ming 5), gli Wu Ming Contingent prendono il loro nome dall’album Wu Liao Contingent, pubblicato nel 1999 dai quattro principali collettivi di Oi! Punk cinese. Il brodo primordiale fatto di Offlaga Disco Pax e dell’inevitabile connubio CCCP/CSI di cui Bioscop è ghiotto, non presenta raggi di sole melodici in nessuna delle dieci tracce, eccezione fatta per “La Notte del Chueco”, probabilmente la canzone più potabile del lotto. In realtà Bioscop è costituito da storie, che hanno per protagonisti sbilenchi personaggi storici, narrate dalla ridondante voce dell’ex Frida Frenner Giovanni Cattabriga, che agisce qui con l’alias Wu Ming 2. Se non si è vigili all’ascolto anche per un solo secondo, si potrebbe solo sentire un brusio e le parole scorrere pressappoco così: “BlahBlahBlah…Bono Vox….BlahBlahBlah…Che Guevara…BlahBlahBlah…Apartheid”. In uno dei rarissimi istanti in cui i testi si discostano dalle ingombranti tematiche politiche, ci si ritrova a sorridere prestando l’orecchio al racconto dell’esistenza sportiva del calciatore Sócrates, nel brano omonimo, famoso più per le gesta nelle notti fiorentine che per quelle nel campo da gioco. Ogni tanto il suono del sax di Guglielmo Pagnozzi tenta di spezzare la monotonia. Missione non perfettamente riuscita: gli sbadigli hanno il sopravvento e anche la mia buona volontà di trovare dei pregi a questo lavoro vengono meno.

La Rivoluzione non sarà trasmessa su Youtube (come recita l’incipit della quinta traccia). Dev’essere rimandata a data da destinarsi. Magari a quando gli Wu Ming Contingent avranno trovato la loro giusta dimensione.

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“Silvano Pistola”, il nuovo video dei Moostroo

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“Silvano Pistola” è il primo singolo estratto da MOOSTROO, omonimo disco del trio bergamasco MOOSTROO. Il brano racconta e mette in scena una storia di provincia come tutte quelle contenute nel lavoro d’esordio del gruppo (disponibile dall’11 marzo 2014 sul sito del gruppo e su Bandcamp). Silvano/a, figlio adolescente di una famiglia arricchita, viene ricoperto di cose e alla fine si trova tra le mani ciò che meglio d’altro può funzionargli da terapia famigliare: una pistola. La sua non è una soluzione auspicabile, ma solo il risultato di un’educazione anaffettiva che sostituisce con gli oggetti e il possesso ogni possibilità di scambio umano. “Silvano Pistola” nasce da un’idea di Franz, bassista dei MOOSTROO. La regia è dello stesso Franz e del cantante-chitarrista Dulco. Le riprese ed il montaggio, nonché la post-produzione, sono di Paolo Bonfanti – Calamari Production. Gli interpreti nel video sono: Roberta Agazzi, Matteo Lodetti delle Capre a Sonagli e Francesca Biava.

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MOOSTROO – MOOSTROO

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I MOOSTROO sono senz’altro una scoperta interessante. Non certo al primo ascolto, questo no: non colpiscono immediatamente, ma fatti passare da un labirinto d’assimilazione, un intestino d’attenzione, per così dire, ecco allora che vengono digeriti e la luce che li colpisce forma l’ombra che andremo a leggere. I MOOSTROO sono in tre, sono di Bergamo e suonano strani, dagli strumenti (“silent-guitar classica distorta, alternanza con basso a due corde”…) al timbro della voce, che già nel suono è sussurro provinciale, discorso ironico da bar con avventori più accorti di quanto possa sembrare. Il disco scorre tra ballate di una canzone d’autore (“Valzerino di Provincia”) che non ha paura di sporcarsi, di rotolarsi nel fango (In sterco veritas! è il loro motto), fino ad arrivare a piacevoli commistioni di Rock e Folk (“LPS”, con quel bellissimo riff, quel sapore alla CSI…), o a costruzioni ritmiche che strizzano l’occhio a panorami più contemporanei (“Silvano Pistola”).

Sono sporchi, questi mostri; brutti, sporchi e cattivi; ma sono il nostro specchio, che ci fa le smorfie e ride della sua ironia e della nostra incomprensione. I MOOSTROO si nascondono, si coprono di fango e feci per dissimulare il loro acume pungente, il loro ghigno beffardo. Sono irriverenti, ma sensibili, di una durezza smussata, di una semplicità che è camuffamento. Sono come dovrebbero essere gli Zen Circus. Certo, possono non piacere, soprattutto ad un certo pubblico che dal cantautorato vorrebbe l’elevazione e poco sopporta il rivoltarsi tra le frattaglie (ahimè, io stesso storco il naso su un brano come “Il Prezzo del Maiale”). C’è da capire che però ogni tentativo “altro” è meglio che la ripetizione di schemi già abusati. Quindi ben vengano i MOOSTROO e la loro finta sporcizia, che possano perlomeno insegnarci che i punti d’incontro tra la ruvidezza del Rock e l’eloquenza della canzone d’autore sono, davvero, infiniti.

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Ex CSI

Written by Live Report

Sabato 5 Ottobre a Mosciano Sant’Angelo (Te) sembrava di essere tornati indietro nel tempo. In fondo la musica era la stessa, gli elementi quasi (mancavano Giovanni Lindo Ferretti e Ginevra di Marco) e tutto il resto era uguale. Chi aveva seguito i C. S. I. negli anni  novanta sapeva che aveva di fronte a sé un gruppo destinato a lasciare il segno, a rivoluzionare l’esito della musica italiana tanto da arrivare ad essere forse il primo gruppo Indie a conquistare il primo posto in classifica. Un risultato dovuto all’epoca anche al breve tour di supporto a Jovanotti che per primo aveva osato credere in loro ma che era certamente giustificato dall’alta qualità musicale. Tornando invece alla serata in questione l’affluenza è stata numerosa ma del resto c’era da aspettarselo essendo questo tour (denominato  Ciò che non deve accadere, accade – Nessuna garanzia per nessuno) forse il più atteso dell’anno a livello di musica italiana.

CSI

Il Pin Up come sempre si è dimostrato un locale all’altezza, in grado di ospitare anche eventi di grande calibro come questo ed ha fatto anche piacere ascoltare prima del concerto selezioni musicali a cura di Pino Morelli ed Emilio Fasciani che hanno inserito nella loro scaletta anche brani di artisti quali Siouxie and the Banshees, Cocteau Twins ed Afterhours.

CSI

Gli anni sono passati ma Gianni Maroccolo, Giorgio Canali, Massimo Zamboni e Francesco Magnelli erano lì con un sound più compatto che mai, granitico, grezzo e selvaggio. Un piccolo tentativo di ritrovarsi sul palco era già avvenuto in occasione della colonna sonora del film Il Fantasma dell’Opera quando tre quarti  di loro si esibirono con Frida Neri alla voce (forse proprio da qui è scaturito il tutto).

Baraldi CSI

Tuttavia il merito della bellezza dello spettacolo spetta in parte anche ad Angela Baraldi che non ha fatto rimpiangere l’assenza di Ferretti con una presenza scenica impeccabile e una voce accattivante e a Simone Filippi che alla batteria scandiva il tempo con una precisione incredibile.

CSI

Stranamente il pubblico è rimasto quasi sempre composto (pochi i tentativi di pogare) quasi fosse rapito ed incantato da una magia musicale che pochi sanno trasmettere sia in Italia sia all’estero.Tanti i tuffi nel passato quindi soprattutto quando hanno ripreso anche un discorso, quello dei CCCP, che fece da prologo all’avventura Csi. “Annarella” e “Emilia Paranoica” emozionavano come al primo ascolto anche se tutti le cantavano a squarciagola fra stupore e meraviglia. Dal repertorio dei Csi sicuramente i momenti più intriganti sono stati quelli all’apertura del concerto con “A Tratti” e quasi in chiusura con “Buon Anno Ragazzi” ma molti sono letteralmente impalliditi durante l’esecuzione di “In Viaggio” e “Cupe Vampe”.

Zamboni CSI

Una ventina di pezzi circa in tutto in scaletta che avranno certamente soddisfatto tutti i presenti senza lasciare l’amaro in bocca a nessuno. E ora si attende che ai quattro giganti si aggiungano anche Ginevra Di Marco e Giovanni Lindo Ferretti in una reunion totaledel gruppo che appare per ora alquanto improbabile (se non impossibile), ma se ci sono riusciti i Sex Pistols… E poi del resto si sa, ciò che non deve accadere accade. Intanto speriamo in una testimonianza su cd o dvd / bluray del tour (sarebbe davvero importante lasciare qualcosa ai fans che per quindici anni avevano atteso di rivederli tutti insieme sul palco).

Ecco la scaletta originale e firmata del concerto con la bestemmia scritta da Canali al posto della sua firma!

scaletta non ripulita

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