Cantautorato indie Tag Archive

Dainocova – Dark Tropicana

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Sul monocromo di un artwork minimale stride il titolo di questo secondo lavoro di Dainocova, al secolo Nicola Porceddu, un effetto che al termine dell’ascolto appare senza dubbio voluto. I brani di Dark Tropicana nulla hanno a che fare coi tropici e i tropicalismi, ma il tratto grigio acquerellato che campeggia sulla copertina ben descrive il grado di densità dei loro lati oscuri. La malinconia è diluita in nenie a base di voce, chitarra e interferenze dall’aria Lo-Fi appena accennate, forse fin troppo schive.

Come si conviene al buon cantautorato, il grosso del lavoro lo fanno le liriche. La poetica dei testi saccheggia la tradizione italiana e la tinge di ironia agrodolce. Un timbro vocale impostato e imperfetto sottintende disincanto, mentre pochi piccoli escamotage tentano di conferire ai quaranta minuti di ascolto un vago sentore contemporaneo, come l’armonica che movimenta il giro di chitarra di “Tonno” o i tocchi elettrificati de “La Mia Arte”.

A stare a sentire l’esordio del songwriter sardo di quattro anni fa, sembra un po’ che qualche elemento sia andato perso. Fuga Da Scuola non si vergognava di apparire scanzonatamente Pop, mentre le composizioni scarne di Dark Tropicana finiscono per somigliare a tanto Cantautorato Indie degli anni ’10 e rischiano così di scivolare via indisturbate.

 

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Iron & Wine – Ghost On Ghost

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L’ex stazzonato raccounteurs della Columbia, Sam Beam, al secolo Iron & Wine, si è ripulito dalla polvere mid-freakkettona degli esordi, e al culmine di una oramai maturità stilistica centrata si “costituisce” ad un suono molto più ricercato, ad una raffinatezza meticciata  e a suo modo colta rappresentazione di se stesso e della sua arte musicale; Ghost On Ghost è il disco della svolta piena, un concentrato easy dalle tinte agre e briose nell’insieme che – distribuite in dodici tracce – vanno a scovare e riscoprire timbriche inusuali nell’arte dell’americano.
Quella  tempra acustica che nelle precedenti edizioni discografiche  ricamava tutto, ora è solo un utensile usato saltuariamente, l’artista colora l’ascolto con vibrazioni sofisticate, corali, orchestrali, prende l’armonicizzazione e la circonda di una climaticità etera, tocchi chic – tanto per usare un termine più che idoneo – che I&W giostra e filtra con l’agilità tenera di un nuovo modo di vedere il mondo;  quello che si va ad ascoltare è tutta un’altra latitudine, e per rendersi conto della nuova rassegna stilistica bisogna ascoltare questo disco con il dovuto distaccamento spirituale per non incappare in un giudizio frettoloso e dettato dalla superficialità, tracce che abbisognano di decantazione, proprio come un buon vino d’annata.

E’ un piccolo eden di Soul “The Desert Babbler”, “Grass Widows” un funky Motown a bassa voce “Low Light  Buddy of Mine”, il vapore jazzly che stria la bellissima “Singers And The Endless Song”, un’occhiata field mattutina “Sundown (Back In The Briars”, tracce atmosferiche che prendono vita nel momento giusto in cui il suono prende coscienza della vitalità “New Mexico’s no Breeze” o nell’impressione Dubstep che il vibrato di tromba stampa nelle ombre urbane di “Lover’s Revolution”. Si, effettivamente siamo lontani dalle prime mosse, ma è una bella sorpresa ritrovare questo musicista in una magia deep listening estremamente comunicativa e con quel senso confidenziale, da amico.
E’ un bel cambiamento, una buona aria e un grande artista, Iron & Wine un’altra persona. Abbandonatevi tra il tramonto e la notte fonda di “Baby Center Stage”, copritevi del suo tepore  e poi venite a raccontarcelo.

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Corrado Meraviglia – Parlo sempre con le persone sbagliate

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Se tra le sconfinate proposte di nuovi cantautori dovessimo  evidenziare solamente quelli davvero degni di nota per i loro effetti speciali, si parlerebbe mediamente di tre, quattro o al massimo cinque dischi l’anno; eppure sono centinaia gli altri diamanti grezzi che potrebbero essere osannati da critica e pubblico se “strappati” dal sottobosco e messi in luce, nudi e crudi,  come si dovrebbe, cantautori che si rifanno alla vecchia scuola dell’intimità esistenzialista, di quel magma di spore poetiche  trasversali che hanno un loro vitale e indipendente respiro. Tanto per essere nel discorso eccone uno di quei diamanti grezzi, si chiama Corrado Meraviglia, ligure di Savona e “Parlo sempre con le persone sbagliate” è il suo disco, il suo personale mantra cantautorale che scava come acqua un evidente  smania di amplificare la storia delle sue storie, con semplicità e senza quei camuffamenti last minute che giocano l’astuzia ed il vuoto a rendere; dunque tracce che – dopo un rapido giro d’assaggio – scorrono canaglie e si fermano, a turnazione, dentro, rimangono in circolo e danno la scossa al pensiero, storie intime e urbane, amori e rapporti andati, constatazioni che non sgomitano, ma che vanno al sodo, trasmettono e questo è tutto, non cercano di mantenere quella freschezza finta degli esordi gloriosi, sono oneste e stupende.

Scovato ed intelligentemente catturato per il rooster della label La Fame Dischi, l’artista Meraviglia con questi registrati sorprende sinceramente, undici tracce belle, sono pochi rimasti a lavorare così, con questo taglio solitario, schietto, riflessivo senza prendere la scorciatoia della routine e dell’imitazione, pochi davvero; prettamente in solitaria, acustico e bisbigliato – salvando piccole esplosioni elettriche “Un nuovo inverno” e soffusi stati allucinati “Graffi” – il disco è spudoratamente affiatato con il looner che si porta addosso, livido del colore dei ricordi appannati “01:00 am”, il non ritrovare nella mente i punti focali di un passato “Quattro anni a Roma” o l’intarsio d’arpeggi che in “La tua vita” fa il sangue amaro come dentro un cinematismo brullo ma pieno di cose inespresse che vengono sputate fuori come in una confessione definitiva; Corrado Meraviglia – e già il cognome è un buon presagio – è uno di quei nuovi poeti che morde la vita ma dalla parte dell’anima, come un Drake o un nostrano Zampaglione, e se questo è solo il “primo disco”, chissà quello che verrà poi, è un’allerta per  tutti,  aspettiamo ancora bellezza & Meraviglia ad intasare i nostri ascolti, a riempire i nostri spudorati sentori.

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