Adele Tag Archive

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #16.06.2017

Written by Playlist

COASTS, unica data italiana a Marzo

Written by Senza categoria

Dopo un’estate frenetica che li ha visti esibirsi sui palchi di festival come Glastonbury, Coachella, Reading e Leeds; i COASTS arrivano in Italia con il loro omonimo album di debutto. In uscita il 22 Gennaio, il lavoro è stato anticipato dal singolo You, prodotto da Fraser T. Smith (Adele, Sam Smith), un brano tanto potente quanto emozionante. L’album contiene anche Oceans, la traccia preferita dai fan della band, che ha raggiunto oltre 4 milioni di visualizzazioni su SoundCloud e Spotify, e Tonight, contenuta in FIFA 16.

MERCOLEDÌ 23 MARZO 2016
MILANO – MAGNOLIA

www.circolomagnolia.it
Via Circonvallazione Idroscalo, 41, 20090 Segrate (MI)
Biglietto: 15 euro + d.p.
Prevendite disponibili su www.mailticket.it, www.ticketone.it

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La Band della Settimana: Any Other

Written by Novità

Adele, Erica, Marco. E adesso cosa faccio, smetto di suonare? Questo si dev’essere chiesta un po’ spaesata la ventunenne Adele Nigro un anno fa, provando a mettere insieme il puzzle di un passato prossimo appena imploso con le Lovecats e un futuro tutto da scrivere. E invece, come nelle storie che vanno a finire bene, Adele non smette di suonare, alza la posta in gioco e comincia a trovarsi delle date da sola, portandosi in giro la chitarra acustica e alcuni pezzi nuovi che le giravano in testa. Nasce così il progetto Any Other: parte dal rimettersi in gioco, dal piazzare al centro le proprie canzoni ritrovandosi un anno dopo con un disco, Silently. Quietly. Going Away. Dieci brani che raccontano chi è Adele, cosa le succede, cosa le piace e cosa no, cosa ascolta e cosa sa fare con una chitarra in mano. Così l’iniziale “Something” diventa il ponte ideale tra quello che era e quello che è adesso, da cui partire per entrare in un mondo fatto di chitarre e piccola poesia, un indierock che sfiora il college delle origini – quello caro ai Modest Mouse, ai Built To Spill, a Waxahatchee – cantato con la sfacciata sicurezza che ricorda la giovane Alanis Morrissette. Un disco che scorre con assoluto piacere per quaranta minuti, con la voce di Adele a dipingere storie dalle tonalità diversissime, che parlano di distacchi difficili (“Gladly Farewell”), o di paesaggi immaginifici suscitati dallo studio della poesia di Coleridge (“Blue Moon”). Perché Adele ha talento, sensibilità ed una incredibile solidità per i suoi ventuno anni appena compiuti: doni preziosissimi, che permettono di cominciare a vedere il mondo per quello che è davvero ma di non farsi comunque prendere troppo male: così canzoni come “His Era” o “365 Days”, pur percorse da un filo di malinconia, non perdono mai la loro freschezza. E lo stesso vale per le chiacchiere con la propria parte razionale (“Roger Roger, Commander”), anche nei momenti più complicati (“I will try to keep the guilt separated from my temptation of blaming it all on me” in “5.47 p.m.”). Ma qui non c’è solo Adele: canzone dopo canzone, arrangiamento dopo arrangiamento, i giovanissimi Erica Lonardi (non ancora ventenne) e Marco Giudici sono diventati parte imprescindibile degli Any Other, ormai un trio a tutti gli effetti, capace di offrire soluzioni diverse andando oltre il classico pattern chitarra-basso-batteria (come in “Teenage”, in cui Marco suona anche il synth), o dando respiro a ogni dinamica e a ogni tema, compresa l’unica canzone d’amore dell’album, “Sonnet #4”. Si finisce con “To The Kino, Again”, appoggiata su una base di basso e batteria molto serrata che di colpo rallenta, si calma, per poi crescere ancora sul mantra finale, lo stesso che dà il titolo a questo esordio. Due giorni intensi per registrare tutto, a Ravenna, un po’ di tempo in più per mixare il disco a Milano e poi il master di Andrea Suriani (I Cani, Capra, My Awesome Mixtape): il risultato è qui e ha dell’incredibile, se si pensa alla loro giovane età e alla grande autonomia con cui i ragazzi hanno realizzato il disco, a dimostrazione che aver continuato a suonare alla fine è stata una scelta felice. Così felice da essere avvallata dalla nuovissima Bello Records che ha pubblicato Silently. Quietly. Going Away.

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L’Industria Musicale Internazionale in Numeri.

Written by Articoli

Visto che ormai siamo rimasti vivi anche dopo la profezia Maya, non è male guardarsi alle spalle e capire che cosa sia successo nel 2012 all’interno del mondo musicale in crisi. Insomma parliamo di numeri, vendite e nomi.
Non possiamo dunque non ricordare Adele, che non contenta del suo successo planetario con l’album 21 (8.3 milioni di copie vendute nel 2012 e 18.1 nel 2011) fa fuori anche nel 2013 la concorrenza vincendo il premio come Best Original Song ai Golden Globes con “Skyfall”. Scendendo di classe ed età, non si può non ricordare il fenomeno Carly Rae Jepsen con la sua fastidiosa “Call Me Maybe”, che piazzandosi al primo posto dei singoli più venduti del 2012 (12.5 milioni di copie) ci ha distrutto le orecchie per un bel po’ di mesi, olimpiadi comprese. Per fortuna che nelle classifiche c’è spazio anche per le canzoni non proprio pop, e infatti, sorprendendo anche i più scettici, “Somebody That I Used to Know” di Kimbra & Gotye raggiunge un meritatissimo secondo posto con 11.8 milioni di copie vendute. A concludere il podio e confermare il rigetto per la musica di una certa raffinatezza, ci pensa il coreano PSY con “Gangnam Style”, che nel 2012 ha venduto “solo” (si fa per dire) 9.7 milioni di copie del suo estenuante tormentone musicale.
Per dare un po’ di senso a questi numeri, il report annuale della Federazione Internazionale dell’Industria Fonograafica (IFPI) fotografa il 2012 come un anno in salita, stimando un guadagno per l’industria musicale di 5.6 bilioni di dollari, pari al 9% in più rispetto al 2011(5.2 bilioni) e sottolineando come le vendite digitali ormai abbiano preso il sopravvento, raggiungendo più del 50% delle vendite totali in Norvegia, Svezia e U.S.A.

Per concludere dunque, sembra che l’industria musicale stia pian piano riuscendo a far fronte alla pirateria (era ora che si svegliassero!), ma che la gente disposta a pagare per utilizzare formati musicali digitali, sia prevalentemente interessata a fenomeni musicali frivoli e poco impegnati. Basti pensare a Taylor Swift e ai One Direction, oppure ai singoli sopra citati “Gangnam Style” e “Call Me Maybe” e ciò non mi sorprende. Quello che però dovrebbe far riflettere, è che i singoli più venduti siano anche quelli che si rivolgono al target d’audience più critico per la pirateria: i giovanissimi teenager. Sono loro infatti i soggetti più all’avanguardia nell’utilizzo delle nuove tecnologie (smartphone, tablet, app, …), ma anche quelli che più abbracciano la filosofia del “download facile”. Se la linea promozionale dell’industria musicale in questo 2013 seguirà la retta via verso l’innovazione, distaccandosi ancor più dai media tradizionali e dal concetto di “proprietà privata”, per abbracciare invece il concetto di “proprietà collettiva” di internet e dei suoi servizi, credo proprio che combatterà ad armi pari la battaglia contro la pirateria.
Staremo dunque a vedere cosa succederà, e io mi auguro vivamente che i nuovi servizi di streaming come Spotify o il vecchio Last.fm riescano finalmente ad essere un buon compromesso tra le esigenze di artisti e consumatori, diventando un modo alternativo per non rubare, ma nemmeno regalare.

Fonte: Digital Music Report 2013 by IFPI

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