Nouveau Festival pt.1 @ Tambourine, Seregno (MB) | 29.09.2017

Written by Live Report

Il Tambourine di Seregno fa parte di quella costellazione milanese-brianzola di circoli ARCI che si possono fregiare ancora di essere locali col palchetto che fanno suonare davvero la gente, oltre a spillare birre e a piazzar su musica random.

(foto di Eleonora Zanotti)

Per i dieci anni dall’apertura, il Tambourine si rinnova a trecentosessanta gradi: nuovo stile, nuova cucina, nuovi orari, e soprattutto nuova programmazione musicale, ora affidata ai ragazzi di Costello’s, che hanno pensato bene di lavorare sugli acustici e sull’elettronica per tentare di dare il massimo in uno spazio che è tanto gustoso quanto limitato. L’occasione per buttarci un occhio (e un orecchio) arriva con la prima serata di questo Nouveau Festival, una due giorni di live brevi e per l’appunto acustici che vede protagoniste band del territorio o comunque legate al circolo per una carrellata di generi, attitudini e sound anche molto diversi.

Tambourine03

Tambourine02

Venerdì sera si parte con TheNemo, voce/chitarra + synth e ballate notturne e litaneggianti, armonicamente e strutturalmente minimali, che non colpiscono quanto potrebbero. Interessante l’uso degli effetti sulla voce, che raggiungevano, a spinta massima, un sapore autotunato raro in quei paraggi stilistici, ma non del tutto esecrabile: un esperimento da sviluppare. In generale un’apparizione non molto incisiva. Seguono i Before Bacon Burns, che – non conoscendoli per nulla – in acustico danno l’impressione di essere una sorta di band Power Pop con voce femminile cazzuta, voce che me li salva per il rotto della cuffia. Le canzoni entrano ed escono dalle orecchie senza lasciare il segno, e la presenza sul palco, nonostante la sincera simpatia, non sfonda. Mi è rimasta però la curiosità di vederli in veste elettrica, ed è già – credo – un buon risultato. Dennis di Tuono invece sceglie una formula più vicina alla canzone d’autore classica, con una certa cura nello strutturare i pezzi e un format che si presterebbe maggiormente al tipo di serata, se non fosse che gli spettatori sono allegri e sulla china dell’ebbrezza (si festeggia, d’altra parte), cosa che li rende rumorosamente inadatti nelle vesti di pubblico di un concerto quasi totalmente acustico. In ogni caso, i due membri della band – sarebbero in cinque, ma stasera suonano in formazione ridotta – fanno del loro meglio, però non riescono a soddisfarmi appieno. Sarà per un’altra volta.

TheNemo01

BeforeBaconBurns

Dennis02

Di Alberto Motta non so che dire: surreale sui generis, è forse più un atto di cabaret demenziale che un cantautore; suona malaccio un chitarrino da cui tira fuori canzoni in rima baciata che dovrebbero far ridere, ma che, mi spiace, non mi arrivano per nulla. Sarà che non conosco l’èpos del personaggio, e questo certamente conta: però davvero mi sono imbarazzato. Non vedevo l’ora che finisse. Quando accade, e ne prende il posto ZuiN, mi spunta in faccia un sorriso grosso così: il ragazzo suona bene, è abituato a stare sul palco e si vede, canta da paura e il suo set voce e chitarra scivola via senza sbavature. Un ottimo cantante – lo ripeto perché è particolarmente vero – che però ha un piccolo, grande difetto: la sindrome di Kekko (dei Modà). Sarà l’impostazione del cantato o saranno i pezzi eccessivamente rotondi e prevedibili, non so. Un ottimo interprete, tecnicamente parlando, ma lo spessore artistico mi ha un poco deluso. Da approfondire.

AlbertoMotta

ZuiN04

Arriviamo alla conclusione con il Rock acustico dei Wet Floor, presenti in due, che raggiungono le mie orecchie con un po’ di difficoltà sempre a causa del roboante pubblico in zona bancone. A livello musicale mi toccano poco; avrei voluto ascoltare meglio i testi, che mi sembravano – almeno nell’intenzione – curati e non buttati lì a caso. Alcune piccole parti recitate hanno smosso la linearità del set, e sarei curioso di risentirli meglio per farmi un’idea globale più precisa. Rimandati. Chiudono la serata tre membri dei Doc Brown, una band che seguo da un po’ e che mi sembra abbia molto talento, a tratti sprecato in pezzi non eccelsi, altre volte invece con riserve di potenzialità da poter ancora spendere nel mondo del Pop alternativo più leggero. Presenza scenica solida, pur nella sua semplicità, una voce precisa e carezzevole e un gusto allenato nell’infilare ganci e incastri al posto giusto li rendono un piacevolissimo ascolto di mezzanotte (fatta la tara del bordello alle nostre spalle, ovviamente). Propongono, tra le altre, una bella versione di “A piedi nudi”, title track del loro ultimo EP, e un’anticipazione del loro nuovo disco, “Roma è splendida di sera”, che però, al primo ascolto, non mi prende quanto vorrei, complice un ritornello liricamente banalotto. Il loro set rimane comunque una chiusura con stile.

WetFloor01

DocBrown03

La serata, magari di una qualità media non eccelsa, ha però avuto il pregio di inaugurare la nuova stagione di un locale come il Tambourine con un’attenzione sacrosanta alla musica della zona: un gesto assai apprezzabile e segno di un supporto alle realtà, come molte di questa sera, che devono ancora crescere, farsi le ossa, imparare, migliorarsi, e che hanno bisogno di luoghi in cui farlo. Luoghi con un’anima e però apprezzabili anche con i sensi, diciamo così, più rozzi: prezzi onesti, un’ottima toasteria, ingressi gratuiti fino alle 21. E, proseguendo con la stagione, una bella line-up invernale che vedrà sul palco Tobjah dai C+C=Maxigross, Cesare Basile, Dolcenera, Persian Pelican, Egle Sommacal, Nicolò Carnesi, Francesco Di Bella e altri. Un buonissimo inizio.

[ partecipa al contest per vincere due ingressi per il live di Tobjah al Tambourine venerdì prossimo! ]

Last modified: 15 Marzo 2019