Nation of Giants – Double the Dose

Written by Recensioni

I Nation of Giants nacquero dalle ceneri dei Goodwines, gruppo di cui facevano parte anche altri tre elementi assieme ai quali Max Castellani, Tia Galbiati e Denny Bucella hanno registrato e pubblicato due album in studio (Just A Little Shaboo nel 2010 e In Mojo nel 2011) e due live (Dirty Enough? nel 2011 e Live Session @ LogicStudios nel 2012). Con essi riuscirono anche ad aprire per artisti noti tra i quali Steve Angarthal (Pino Scotto), No More Speech (Alteria), The Fire, Lost Alone, Eric McFadden, The Traveller e Rustless. Dopo lo scioglimento della band i tre autoproclamati “soul-brothers” non si sono certo demoralizzati ed ora hanno dato alle stampe nell’estate 2014 un ep di soli tre brani a tratti Southern Rock, a tratti Heavy Blues, a tratti Soul&Roll. Il mix è quindi difficilmente catalogabile in un solo genere, ma di certo quella che ascolterete è solo tanta fottuta buona musica fatta da tre musicisti che danno anche l’anima mentre suonano. Che si ricordino delle leggende attorno a Robert Johnson, padre (o forse persino nonno) putativo del Blues che si dice che la vendette al diavolo? Forse però parlando di lui si va troppo indietro, perché se è vero che c’è tanto del genere appena menzionato in questi sedici minuti di tempo, bisogna ammettere che ci sono anche reminiscenze di gruppi degli anni sessanta quali Canned Heat e tutti quelli del filone Woodstock. Le prove? Basta ascoltare “Petrichor Blues”, secondo pezzo in scaletta in cui vi sembrerà di ascoltare anche i migliori Rolling Stones (eh sì, sembra uscita proprio dalla penna di Keith Richards e di Mick Jagger) o persino gli Aerosmith (quelli però un po’ più recenti e smielati). “Lucky #7” è denominata come bonus track (era necessario chiamarla così con soli due brani alle spalle?), ma di certo tutto è tranne un riempitivo. Per quanto mi riguarda supera nettamente in qualità anche la opening “Soldier of love”, che non va certo confusa con le omonime tracce di Sade, The Beatles o Pearl Jam. Queste tre canzoni mancheranno forse di originalità (forse), ma come si dice… Chi se ne frega! Quello che ne scaturisce sin dal primo ascolto è un ottimo prodotto, piacevole e rilassante da gustare a pieno mentre vi immaginate di percorrere in auto le highway americane.

Last modified: 23 Settembre 2014

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *