Gilla Band – Most Normal

Written by Recensioni

Altisonante, estremo, fuori dagli schemi: promosso a pieni voti il nuovo album della band irlandese.
[ 07.10.2022 | Rough Trade Recordings | post-punk, noise ]

È sabato 5 marzo 2022, una gelida, limpida sera in quel di Dublino. Decine di persone, in un’ordinata fila, attendono di fronte all’ingresso del Whelan’s – uno dei più rinomati locali nella capitale irlandese, una location intima ma caratteristica – il concerto dei Gilla Band (ex Girl Band, dovuta precisazione in seguito al discusso cambio nome), la prima di una serie di tre date l’una a distanza di pochi giorni dall’altra, tutte sold out. La band gioca in casa stasera e il live, come facilmente prevedibile, è una straordinaria esplosione sonora; fra un pezzo e l’altro fanno capolino alcune tracce inedite in anteprima, una promessa di un imminente ritorno, seppur ancora non ufficialmente annunciato.

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Venerdì scorso, a distanza di sei mesi da allora, ecco l’atteso terzo album in studio per il quartetto noise punk dublinese, su etichetta Rough Trade; dopo il debutto con Holding Hands With Jamie nel 2015 e il successivo The Talkies del 2019, il nuovo Most Normal si qualifica decisamente come la loro opera più ambiziosa, matura e – se vogliamo – sperimentale finora pubblicata.

Lo si percepisce nettamente sin dalla traccia d’apertura The Gum e la sua claustrofobica batteria, che evoca un ossessivo ticchettio di tasti su una vecchia macchina da scrivere, le prime battute del copione di un formidabile incubo tramutato in musica.

Una passeggiata in punta di piedi sui fili dell’alta tensione, rimanere bloccati in un ascensore ai piani alti di un grattacielo, ritrovarsi catapultati in un episodio di “Black Mirror”: fra sussurri, urla, ritmi ossessivi, elementi techno e hip-hop, sferraglianti corde, strumenti portati all’estremo al limite della tortura, sono esattamente queste le sensazioni che si provano ascoltando i 12 brani di Most Normal.

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Nei testi non mancano i riferimenti all’Irlanda. “I hate Ryanair”, dichiara apertamente il frontman Dara Kiely in Capgras, mentre in Eight Fivers vengono citate le località di Wicklow e Arklow – oltre che una serie di noti brand commerciali – al grido furioso di “I spent all my money on shit clothes”; tra fast fashion e compagnie aeree low cost, la rabbia e la frustrazione di una vita vissuta nell’era moderna, la vergogna di non sentirsi all’altezza.

A tratti quasi disturbante come un film di David Cronenberg, un incredibile viaggio in un universo distopico e sconvolgente: dalle vorticose spirali ascendenti del singolo Backwash all’incedere di The Weirds che ricorda un treno in corsa, dalla spigolosa I Was Away, alle sonorità ipnotiche di Red Polo Neck, per giungere all’atmosfera da risveglio post-atomico di Pratfall.

Post Ryan è il pezzo di chiusura e forse il riassunto dell’intero album, gli ultimi, lapidari versi feriscono come un tatuaggio inciso nella pelle e nel cuore, probabilmente un amaro riferimento ad una realtà passata e presente: “Inevitable depression when I do nothing”.

Una sola data italiana per i Gilla Band, il prossimo 16 novembre al Biko di Milano; assolutamente imperdibile, date le premesse.

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Last modified: 26 Ottobre 2022