“Diamonds Vintage” Genesis – Trespass

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Affatto disillusi dal flop del loro primo vagito nel mondo del rock con From Genesis to revelation, la band di Peter Gabriel, già nel pieno dell’entravesti, studia la mossa risolutiva per esordire in maestà e in pompa magna alla corte di quel movimento “staccato da terra” che da Canterbury dipanava la sua tela magica astrale e in conflitto con il mondo restante del rock.

Trespass” è il risultato pratico di quella teoria progressive che non cercava il “consenso di base” piuttosto la velleità illuministica “dell’elevazione elettiva” della musica verso l’opera irraggiungibile, il summa del suono, l’apoteosi della lirica. Ed è anche il disco che apre ai Genesis la strada futura che li porterà tra i grandi Cattedratici del genere.Con Peter Gabriel alla voce, Anthony Phillips chitarre e voce, Anthony Banks tastiere, voce, mellotron e pianoforte, Michael Rutherford chitarre, basso, violoncello e John Mayhew batteria e percussioni, i Genesis sono pronti a spiccare il volo e lo fanno con i lunghi minutaggi delle suites e delle complessità variabili dei toni in quest’album che fa da anello di congiunzione ad un’ancora filatura psichedelica che si spalma sui landscapes neoclassici, su cui le mirabolanti  soggettazioni di Gabriel spandono eclettiche quanto favoleggianti scene miracolistiche.

I Camel, gli Yes e Gentle Giant, altri capisaldi del progressive del  nuovo stampo britannico a divenire, sentono nei Genesis l’arrivo di un gruppo che non solo mina i loro territori d’azione, ma vedono nell’espressionismo carismatico di Gabriel e del suo perfettismo nel calarsi “anima e corpo” nelle storie che canta, “illustra” e dipinge, l’alter ego, l’affresco umano che potrebbe oscurare l’immortalità – intesa come veicolo fantasmagorico – delle loro epiche egocentriche, l’incomodo teatrante a smascherare con un’altra maschera “i trucchi” di un suono che non resta lì, ma lievita ad alte quote. E la guerra “tra bande” si aguzza fino a portare sulle scene una gara tipo: “ chi è il più maestoso (scenicamente) del reame ?”. Il disco è pura espressione espansa d’emozioni, forte di un songwriting colto e sognante, libero come l’aria e ricco di strutture timbriche e melodie che catalizzano subito l’attenzione della critica sul quintetto inglese; stupendi i passaggi di tastiere, calde e fredde di Banks che sposano i macramè di flauto di Gabriel Looking for someone, White mountains, di velluto l’eleganza e la finezza corale di Vision of angels, acuta e impreziosita dai rubini acustici di Rutherford l’efficace turbativa emozionale di Stagnation.

Forse in Dusk e The knife, il velo d’ombra e l’inaspettata scossa elettrica alla ELP che le spazza non sono proprio in linea con la geometria dell’intero disco, ma qui stiamo parlando dell’iniziazione di una band e certi “peccatucci” non sono mai un difetto, ma da vedere come nei di bellezza votata alla classe. E’ solo l’inizio della fantastica storia dei Genesis, ne seguiranno puntate che rimarranno stelle inchiodate tra i cieli di Canterbury; il progressive d’ora in avanti ha la sua eccellenza in più da badare e della quale fregiarsene fanaticamente.

 

Tracks list

Looking for someone
White mountain
Visions of angels
Stagnation
Dusk
The kinfe

Last modified: 5 Febbraio 2012

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