De Grinpipol – Earworms

Written by Recensioni

Ultimamente la Sardegna in fatto di musica alternative sta dando buoni numeri, tante le proposte sonore che sbarcano nel “continente” con l’intima intensità di scardinare finalmente le porte degli ascolti ad di la del mare, certamente non per svernare i vecchi simulacri delle cose ritrovate, ma per una eventuale presa di storia, illuminazione e terra tanto da far si che si possa uscire da una routine oramai logora e lisa che castra enormemente l’underground tutto.

I sassaresi De Grinpipol  – qui al secondo lavoro della loro corta carriera con “Earworms” –  fanno da apripista ad un gusto alternativo che chiazza di colori vivaci  un pop-psichedelico e una wave vestita di indie che una volta attaccato bottone con gli orecchi, difficilmente poi scende a patti col silenzio; una scaletta che si muove nei territori cari a Modest Mouse e più in la alle fibrillazioni degli Arcade Fire, ma anche una scaletta che afferma e dona la piacevolezza brillante di un lotto sonante mai scontato, dalla dimensione dichiarata e allargata senza nessun compromesso facile, una formazione fiera del loro senso variegato, ibrido di suonare e cantare frivolezze e tosti profili d’avanguardia, senza dubbio fuori dagli schemi per quello che siamo portati a sentire dalla mattina alla sera.

Tastiere 80’s, refrain vagamente radiofonici, corde elettriche shuffle, pimpanti ed epilettiche dal piglio punk “Minoli”, la ballata beatnik che smuove “Keep up prices”, “We try together” e le onde Bowieane che in ordine sparso abbracciano “A fur on summer”, “Mellow led”  caratterizzano i sentimenti e i desideri di una evoluzione prodiga a far si che si stia ascoltando una autentica emozione dalle tinte forti, e non un mero banco di prova per misurare a freddo “il secondo parto” di una band, e su questo i De Grinpipol non hanno bisogno di puntualizzare nulla che sia in più, la loro è una estensione estetica che apporta nella nuova scena rock quel tocco preciso di “innaturalità organizzata” che attraversa la filiera come una immaginaria fiorettata; cori e melodie fanno il resto, mischiando gioiosità e punte di amarezza poetica, punte di quella sostanza tenera e regolare che va ad intubare le prospettive aeree della lontananza “The reckless”.

Nove tracce di razza, una band indissolubilmente legata ad un futuro.

Last modified: 15 Ottobre 2012

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