Anna Ox – Back Air Falcon Dive

Written by Recensioni

Dalle ceneri dell’indie rock degli ELK ha inizio un nuova promettente stagione

[ 01.03.2019 | To Lose La Track / Laroom | elettronica, post rock ]

Lo ammetto: all’uscita del loro primo singolo ho pigiato play stregata unicamente da questo moniker, io che vado felice a spaccarmi le orecchie ai concerti dei GY!BE ma poi sotto la doccia canto Un’Emozione Da Poco con altrettanta gioia. E così, dopo essersi aggiudicati metà del mio cuore già solo col nome, scoprire che col post rock meticcio di questo Back Air Falcon Dive gli Anna Ox avevano tutte le carte in regola per rubarmelo intero ha assunto immediatamente un significato mistico, una di quelle cose che accadono quando i pianeti si allineano, i cerchi si chiudono, i chakra si aprono e altre cose così.

Un disco che è un esordio ma non un inizio vero e proprio: Guido Ghilardi, Alessandro Carnevale e Giovanni Graziano erano già basso e chitarre degli ELK, a cui si aggiunge ora Andrea Ganimede alla batteria. Sebbene con l’indie rock fin qui praticato avessero già dimostrato un certo gusto per le matasse sonore, questo è a tutti gli effetti un nuovo capitolo della storia, quello in cui collocano definitivamente in soffitta il songwriting e le linee melodiche collaudate.

All’ispirazione emo del giro di chitarra che introduce l’opener Fucsite si unisce presto un beating propulsivo a delineare un mix personalissimo, dove il flow di Adam Vida si innesta con una naturalezza inaspettata, anche nelle parentesi in cui le chitarre ritornano prepotenti. Un caso fortuito – a quanto pare il brano è nato strumentale, come il resto dell’album, e dopo averlo ascoltato il rapper californiano ha voluto impreziosirlo – che somiglia agli esiti delle ibridazioni di King Krule.

Ciò che segue è un sound fluido e raffinato, che sa essere morbido (Base1) e anche farsi estremamente accattivante, dipanandosi in strutture tutt’altro che prevedibili (JJungle) e fondendosi tra gli intarsi sintetici fino a farsi danzereccio (Guile). Quando l’elettronica torna sullo sfondo l’atmosfera replica quella rarefatta e melanconica à la Explosions In The Sky ma senza mai dimenticare di aggiungere un ingrediente nuovo, come quella sorta di fiati sintetici in loop nell’inciso di Jean Valjean e molti altri piccoli dettagli.

Insomma, stavolta la direzione è quella giusta, e ha l’aria di essere tutt’altro che noiosamente dritta.

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Last modified: 31 Marzo 2019