Alley – Tales From The Pizzeria

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Perché Sanremo è Sanremo. Pararà! Cantava così il jingle del famoso Festival della Canzone Italiana. Il Concorso di Rockambula che ha appena decretato il suo vincitore però si chiama AltrocheSanRemo Volume2 e, per rimanere fedele al suo titolo, un jingle non ce l’ha. Possiede tuttavia una vera e propria colonna sonora: il disco del vincitore del concorso. Nel caso di questa seconda edizione il disco in questione è Tales From The Pizzeria degli Alley. Prima di procedere con l’ascolto, mi soffermo un attimo a pensare al titolo e cerco di immaginare cosa potrei mai aspettarmi da un disco che porta questo nome. Cosa saranno mai queste Storie Dalla Pizzeria? E soprattutto, ci sarà mai il modo di raccontarsi delle storie in una pizzeria considerando il rumore di piatti e la sovrapposizione di voci che caratterizza questo genere di locale? Sarà mica un disco fatto di rumore e nulla più?

E invece no. Tales From The Pizzeria comincia sottovoce, con un pezzo che si chiama “Welcome Back”, una canzone di benvenuto per  tutti, per chi suona e per chi ascolta. Alla prima chitarra, che con coraggio spezza il silenzio, si unisce il suono di tutti gli altri strumenti. Per ultima arriva la voce, suadente e decisa, a chiudere il cerchio. Finalmente posso rilassare i muscoli del volto racchiusi in un espressione di curiosità ed abbandonarmi all’ascolto. Non sarà un’accozzaglia di suoni, ma sarà Musica. Comincia a piacermi questa pizzeria. Il disco procede, tra una passeggiata (“Promenade”) e una corsa disperata (“Desperate Ride”), tra chitarre distorte in puro stile anni ’90 e un ritmo sostenuto: il sound della band è ormai chiaro, talmente chiaro che viene da chiedersi se le storie siano davvero finite tutte lì oppure o se ci sia dell’altro da raccontare.

Neanche il tempo di porsi la domanda che arrivano canzoni come “Madame Anvil”, “Brothers and Sisters” e “Joy” a cambiare le carte in tavola; il suono si arricchisce di nuovi elementi, le chitarre perdono le loro distorsioni e l’intero pezzo diventa più melodico. “Joy” ad esempio vanta anche un’introduzione che richiama un vero e proprio organo stile cattedrale. Dopo l’esplosiva “Super Cosmic Power Punch” ci si avvia verso la fine dell’ascolto. Il ritmo allenta la presa e tutto diventa più calmo, così come all’inizio del disco. Insieme a “Giona” anche la chitarra si spegne piano, le storie sono ormai finite. “Bordeaux”, bonus track del disco, è già un capitolo a parte.

Si chiamano Alley, che significa vicolo. Ma più che un vicolo la loro musica mi è sembrata una strada bella larga che fa viaggiare sicuri; una di quelle strade lunghe, che non vedono la loro fine, e sanno sempre dove vogliono arrivare.

Last modified: 16 Maggio 2013

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