5 cassettine fatte a mano di quando ero pischello

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Un supporto che ha segnato l’esistenza di un’intera generazione.

Qualche tempo fa stavo leggendo la raccolta di racconti Andare in Cascetta, pubblicata da alcuni scrittori e critici musicali dallo stile letterario. Il filo conduttore di queste storie si può riassumere semplicemente nella musicassetta, quello strano supporto, abbastanza piccolo da essere infilato nelle tasche, abbastanza grande da contenere titoli e grafiche che noi “fissati” disegnavamo a mano, io con scarsi risultati. Un supporto che ha segnato l’esistenza di un’intera generazione. Da questa lettura è nata la voglia di riaprire polverosi scatoloni e rovistare tra questa roba; è stato come sfogliare un vecchio album di fotografie. Anche meglio. Abbandonate con errore imperdonabile ho scovato cose che farei fatica a trovare oggi sul web ma anche band che avevo rimosso dalla memoria, forse per vergogna, chissà. Quello che ho ritrovato di più importante, però, è la reminiscenza di quello che ero. Tra queste musicassette, ce n’è qualcuna di cui vi voglio parlare. Voi chi eravate da adolescenti? Aprite quel cassetto.

Sick of Society – Underground

Non ho la più pallida idea di come mi sia finita tra le mani una roba del genere e neanche cosa ci faccia questa sconosciuta band sul lato A di una cassetta dei Clash. Non ricordo neanche chi diavolo fossero e mi tocca metterla su e cercare su internet per iniziare a ricordare. Non si tratta degli omonimi statunitensi ma di una band tedesca nata nel lontano 1993 che su facebook oggi non arriva a trecento like. Quella che ho su cassetta è una produzione del 1998, la seconda incisione su Cd dopo diverse tape. Come facevamo noi “poracci”senza internet che vivevamo in paesino di settemila anime somigliante al medioevo a reperire certo materiale resta un mistero da over 30. Oggi ci vogliono cinque minuti per ascoltare un Ep pubblicato in dieci copie da uno sconosciuto cantautore del Nebraska.

MxPx – Pokinatcha

Anche se sul lato lungo c’è scritto solo MxPx questa cassetta e questa storia la ricordo decisamente meglio. Era l’estate del 1995 (l’album in questione è dell’anno prima) ed io ero un ragazzino dedito al più grezzo Punk inglese ma con una malsana passione per i Ramones. Passavo le mie giornate nel campetto da basket, ero un gran giocatore, ed un giorno arrivò un ragazzino mingherlino che faceva acrobazie con lo skateboard in abiti di taglie troppo grandi, con berrettino e Airwalk d’ordinanza. Mi sfidò a canestro, lo battei, soprattutto di fisico. Ci sedemmo ad una panchina. Era statunitense, non ricordo di dove, non parlavamo se non a gesti e versi. Mi fece ascoltare tanto Skate Punk e mi fece una cassetta. Questa. Allargai i miei orizzonti, sempre fedele però a Ramones e No Future.

Everclear – So Much for the Afterglow

Non è proprio un album e una band di cui mi innamorai ma ne riporto un bel ricordo. L’estate che tornarono i miei parenti dal Canada, c’era anche una cugina che si portò dietro una vagonata di musica. C’era un casino di roba di cui ignoravo l’esistenza, tantissimo Rap soprattutto ma anche loro, che per i miei standard erano troppo sdolcinati. Eppure la mia curiosità mi fece passare pomeriggi interi a duplicare e contrassegnare. Scoprii anche il primissimo Eminem ed io, per riconoscenza (per modo di dire) gli passai roba Punk nostrana tipo Killjoint. Non le piacevano tanto, li trovava ripetitivi. Neanche a me piacevano gli Everclear. Fu un’estate fantastica.


Ramones – Live at Goteborg 28/03/1990

Loro sono stati il mio primo vero amore, un amore mai sopito. Ho tutti i cd originali, infinite t-shirt, felpe, vinili, il film Rock’n Roll High School in vhs e tanto materiale introvabile su cassetta. Tra le tante cose ho anche questo live registrato a Goteborg (con qualche brano suonato alThe Palace Theater di Parigi e al Provinssirock Festival di Seinajoki in Finland), a quanto pare il ventotto marzo del 1990. Sulla cassetta scrissi semplicemente luogo e data del concerto. In realtà il disco ha un nome. Bonzo Goes to Gothenburg. Esiste in vinile ed è da lì che è stato duplicato. Non è nemmeno tanto introvabile come credevo a quei tempi ma mi tengo la mia copia in cassetta stretta al cuore fino alla fine dei miei giorni.

Aa. Vv. – Flower Punk Rock vol.1

Questo disco probabilmente non esiste. Vi spiego meglio. Esiste la compilation Flower Punk Rock con dentro trentatre brani di diverse formazioni Punk tricolori ed io, ovviamente, avevo la mia copia. Poi un giorno, ad una festa, un ragazzo di un paese vicino mi disse che quello in realtà era il volume due e che il primo volume era una rarità di cui poteva farmi avere una copia. Non sapevo quanto stesse dicendo cazzate ma dopo qualche giorno ecco la mia copia. Mi porto la cassetta integra con la sola dicitura bombata e molto artistica Flower Punk Rock su di un fianco. Ci disegnai un cazzo, una canna, una scritta Sex and Violence (che non c’entrava niente ma capitemi, ero un pischello) e sul lato interno ripetei il nome della compilation ritagliando lettere da una rivista. Dentro non c’era una band che conoscessi, non ricordo neanche il nome di un gruppo. Questa release magari non esiste ma per me esiste tanto quanto sono esistito io.

Last modified: 20 Febbraio 2019