Dicembre, 2016 Archive

Black Tape For A Blue Girl – These Fleeting Moments

Written by Recensioni

Nuovo album, nato da una campagna di crowdfunding, per la creatura di Sam Rosenthal a ben 9 anni dal precedente 10 Neurotics. Il progetto ha quest’anno compiuto i trent’anni di attività e con questo nuovo lavoro (trattasi dell’undicesimo full length) li festeggia nel migliore dei modi.
Se il disco precedente poteva infatti aver fatto storcere il naso a qualche fan di questa band, un culto nel suo genere, con These Fleeting Moments ritroviamo i Black Tape For a Blue Girl che tutti noi più amiamo per quanto durante l’ascolto non manchi qualche sorpresa a rendere l’album più differenziato ma mai meno profondo, e non potrebbe che essere così visto tra l’altro il ritorno della più celebre voce della band: Oscar Herrera. Il tenore, presente nei primi 7 album del gruppo, rientra quindi dopo ben 17 anni alla corte di Rosenthal e lo fa, oltretutto, accompagnandosi alla figlia Danielle, nata poco prima dell’uscita di The Rope, prima fatica della formazione.

Il nuovo album è formato da 13 canzoni per 70 minuti di durata e riporta sin dalla bellissima traccia iniziale al freddo calore dei Black Tape anni Novanta con i 18 minuti di “The Vastness of Life”, brano etereo e malinconico che non sfigurerebbe nella loro perla Remnants of a Deeper Purity. La traccia, ricca di pathos, è suddivisa in più parti ed esplora i temi fondamentali dell’album facendosi domande sulle scelte della vita, sulla propria storia personale, su quanto e come sia possibile credere ad eventuali ideali ed agire seguendoli. Il brano è inizialmente un Goth/Neofolk assai cupo dove subito ritroveremo la considerevole solennità della voce di Oscar Herrera che tanto ci mancava, nel suo sviluppo incontreremo poi una parte Neoclassica evocativa e rarefatta dominata da un violino piangente prima che le tastiere di Sam introducano alla seconda metà del brano dove faremo conoscenza con la voce fortemente espressiva di Danielle Herrera; saranno i synth ad accompagnarci al finale, la parte più intimamente gotica di questa ottima apertura di disco, che impegnerà nuovamente al canto Oscar che la figlia Danielle accompagnerà dalle retrovie con la sua angelica voce.
Nel disco ogni traccia ha un suo valore, non troviamo riempitivi. Trovo personalmente da segnalare “One Promised Love”, dolcissimo brano con meraviglioso violino e chitarra acustica in primo piano, delicatezza che fa da contraltare al canto sì delicato ma estremamente denso di Herrera (padre); “Affinity” dove la voce sognante di Danielle emerge dolce e malinconica dal mesto tappeto di synth, o l’ancor più funerea “Please Don’t Go” strumentale di ottima fattura dove la malinconia delle tastiere e degli archi (Nick Shadow è indubbiamente un altro grande protagonista di questo album) scava nei vuoti dell’animo descrivendoli con perfetta desolazione.
Nella seconda metà del disco troviamo l’intensità Tribal-Psych Rock di “Zug Köln” che ci porta ad incontrare la chitarra di Erik Wøllo (artista prodotto dalla Projekt di Sam Rosenthal) co-autore del brano, per poi trovare sentori di Dead Can Dance nei 10 minuti di bellezza ipnotica e ancestrale di “Meditation on the Skeleton” e nella dolce nenia più Folk-Pop “Desert Rat-Kangaroo” con le sue eleganti trame di pianoforte. Sarà dunque il momento di “She’s Gone” brano che mette in risalto la grazia della voce di Danielle che qui, vulnerabile, ci racconta di un amore perduto, il pezzo, triste e dolce, scandito da una chitarra pizzicata con gran delicatezza, nella parte finale va a sposarsi meravigliosamente con l’intensità portata da percussioni, violino e chitarra elettrica che forniscono l’ideale trampolino per il tuffo negli umori Shoegaze/Post Rock delle fragili e vigorose note dell’ottima “She Ran So Far Away That She Can No Longer Be Found”. Nella conclusiva “You’re Inside Me” un Oscar Herrera in gran spolvero si congederà su una base elettronica di pregevole fattura al quale il violino di Shadow andrà ad aggiungere nella parte conclusiva del brano la giusta tensione.

Un disco che offre 70 minuti di seducente malinconia in un riuscito incontro di ricchezza di nuovi spunti e magico stile datato capace di scorrere piuttosto fluidamente nonostante lo spessore (nella durata come in buona parte delle musiche e dei messaggi) che lo contraddistingue. L’opera che aspettavamo, l’atmosfera che aspettavamo, perfettamente descritta dalla copertina dell’album dove troviamo una donna rannicchiata all’interno di un violoncello fracassato all’ingresso di un bosco. Dedicategli il tempo che merita. Sam Rosenthal ed il suo romanticismo filosofico hanno ancora molto da darci.

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Le Classifiche 2016 di Silvio “Don” Pizzica

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #09.12.2016

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VIAGGI MUSICALI | Intervista a Dardust

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Erica Mou @ Museo delle Genti d’Abruzzo, Pescara 01/12/2016 [LIVE & PHOTO REPORT]

Written by Live Report

Con la consueta invidia aquilana mascherata da spocchia, mi dirigo di forza in terra pescarese per il MagFest – Festival di donne nel teatro contemporaneo. Il menù per la giornata del primo dicembre prevede una combo musicale distante per intenti, provenienze e finalità ma con le medesime cura e ricercatezza. Da un lato Doriana Legge, cantautrice e compositrice aquilana, che porta sul palco la sua sonorizzazione elettronica dell’unico film in cui vediamo Eleonora Duse, nota in questi lidi più per le sue frequentazioni che per il suo innato talento. Dall’altro lato Erica Mou, al secolo Erica Musci, pugliese trapiantata a Roma che per l’occasione raccoglie in uno spazio buio, intimo e quasi confidenziale la sua personalità e la sua chitarra.

La performance di Doriana avviene in un auditorium, il Petruzzi, tanto brutto quanto acusticamente impeccabile e ad accoglierla trova un pubblico discreto ma attento che non si risparmia dal fare domande che coinvolgono la Doriana Legge compositrice come la Doriana Legge docente di teatro.

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La location della Mou è assai accattivante, una sorta di antro volutamente lasciato buio, due palloncini, una chitarra e lei. Poco più di una ragazza solo sulla carta d’identità. La profondità dei suoi testi ben si bilancia con l’ironia frizzante ma mai sopra le righe della sua persona. L’esecuzione è perfetta, suoni talmente puliti da sembrare quasi semplici eppure mai banali tanto da chiedersi come mai non sia ancora riuscita ad ottenere la notorietà che vantano alcune illustri colleghe. In controtendenza Erica si mostra timida mentre si esibisce e incredibilmente socievole nello sciorinare piccoli racconti e aneddoti sul suo ragazzo, sulla nonna o sul cambio di vita geografica e musicale. Un live ‘sottovoce’ ma mai noioso che regala ai presenti un’esecuzione de “L’Edera” di Nilla Pizzi che avrebbe emozionato anche lei e al contempo delle piccole sperimentazioni acustiche con un bicchiere colmo d’acqua e un cucchiaino.
Il nome dell’evento, che è lo stesso della sua ultima fatica musicale, a posteriori, sembra quasi un invito deciso. Tienimi il posto.

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10 SONGS A WEEK | speciale Primavera Sound 2017 #02.12.2016

Written by Eventi, Playlist

Mercoledì mattina, dopo 12 ore di countdown sul sito ufficiale del festival catalano, è stata svelata la line-up dell’edizione 2017 del Primavera Sound. Dedicare la playlist settimanale agli artisti che si esibiranno sui palchi del Forum del Mar è d’obbligo!
Rileggetevi com’è andata l’anno scorso e affrettatevi con le prevendite.

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Bad Dinosaur – The Stone [FREE DOWNLOAD]

Written by Anteprime

Su Rockambula il free download esclusivo di “The Stone”, nuovo singolo dei Bad Dinosaur, quartetto bresciano che viaggia tra il Rock’n’Roll anglosassone dei 70’s e il Garage Punk dei primi Clash., in attesa dell’EP di esordio (Bites) atteso per il 1° febbraio prossimo.

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