Le Savages sono una band londinese, benché la cantante Jehnny Beth, pseudonimo di Camille Berthomier, sia in realtà francese, attiva ormai dal 2011. Dopo aver ottenuto discreta attenzione e successo con l’esordio, Silence Yourself del 2013, tentano di fare il grande balzo in avanti con la loro seconda fatica, Adore Life. L’intento della band è quello di prendere il Noise Rock di inizio anni 90 ed il Post Punk anni 80, shakerarli, attualizzarli al 2016 ed elaborarli in forma personale; tant’è che all’ascolto, se volessimo fare dei paragoni, le somiglianze più evidenti sono quelle con i Sonic Youth e Siuxsie & the Banshees e proprio al cantato di Siouxsie Siux si ispira la Berthomier. Proprio in questo tentativo di attualizzazione risiedono sia i (molti) pregi che i difetti del disco e dell’intera band. Parliamoci francamente: i revival non mi piacciono e non mi sono mai piaciuti. Esiste una sottilissima linea che li separa dalla semplice ispirazione/ammirazione; se la si sorpassa, si rischia un vero e proprio disastro citazionistico che può piacere unicamente a qualche appassionato del genere e gettare un “buon” disco nel grande calderone del cult. Benché all’interno di Adore Life le Savages rasentino spesso questo rischio, riescono a non superare quella linea. Il loro secondo album è palesemente un buon disco, coinvolgente, energico e rivolto alla conquista di un pubblico il più ampio possibile. Ciò che c’è di più positivo è poi proprio da ricercarsi nei brani che più nettamente si liberano dallo stile retrò e riescono a suonare attuali; il primo caso è “Adore”, scelto come secondo singolo; pezzo nel quale la band decide di abbassare la velocità in favore della ricerca di un vero e proprio climax emotivo ascendente all’interno della canzone. Apprezzabile, da chi ha dimestichezza con la lingua d’Albione, anche la profondità del testo; nota di demerito invece per il video: sembra strano che per un pezzo di questo tipo non si sia riusciti a fare qualcosa di meglio. Non che sia brutto, per carità, ma sicuramente mi aspettavo di più, dato anche che non mi sembra che alla band manchino le risorse. La prestazione più riuscita è poi da ricercarsi nella traccia otto, misteriosamente non ancora scelta dalla band come singolo, “Surrender”, che più di ogni altro brano dell’album si conforma al significato della parola “canzone”. Divertente, dotata di tiro, coinvolgente ed ispirata. Tutto ciò che invece manca in “I Need Something New”, la traccia meno riuscita che rasenta il limite del fastidioso a causa della sua monotonia e ridondanza. Anche l’ultimo brano “Mechanics”, benché sia evidente che avrebbe dovuto mostrare un lato differente della band, non riesce ad emergere e, schiacciato forse anche da un minutaggio eccessivo, finisce ben presto nel dimenticatoio. Escludendo queste due note fuori registro, il disco è compattamente positivo, risulta divertente, ed ogni brano è evidentemente studiato con attenzione, in modo da risaltare la sua musicalità. Una produzione assolutamente all’altezza ed un suono impeccabile e scelto con cura fanno da contorno ad un album la cui valutazione non può che andare ampiamente sopra la sufficienza. Le Savages si apprestano ad affrontare un tour europeo di promozione dell’album che dovrebbe toccare l’Italia ad aprile. Per loro il 2016 dovrebbe essere l’anno della consacrazione.
Gennaio, 2016 Archive
We Are Waves – Promixes
Provano a mostrare l’altra faccia della luna, i torinesi; tentano di palesare il proprio alter ego e tirano fuori un Ep che vuole evidenziare l’aspetto sintetico ed elettronico della loro miscela di Wave e Post Punk che ci ha entusiasmato in passato tanto da farci gridare al miracolo per aver scovato finalmente una band italiana valida, capace di rileggere il passato in maniera attuale e convincente e pronta per sfondare il muro dell’anonimato. Promixes è l’altra faccia del loro secondo album Promises, quello che più dell’esordio è stato capace di elevare i We Are Waves sugli altri. La copertina stessa non è altro che il negativo di quella che rappresentava l’album precedente, il titolo, una storpiatura che si lega al termine remix e i brani non sono altro che riletture del passato o meglio un diverso modo di esporre i propri brani giacché le tracce non sono semplicemente dei remix ma piuttosto le versioni risuonate di quei brani così come gli stessi We Are Waves le hanno portate in giro per l’Italia, nelle performance in formazione ridotta, con set electro composto di voce/chitarra basso ed elettronica/synth/drum machine. Spariscono, dunque, le influenze più evidenti nel sound We Are Waves ma ne compaiono di nuove, dai Depeche Mode a Trentemoller, da Gas a Plastikman, da The Faint ai New Order, passando per un’attitudine Pop, questa sempre presente, che richiama alla mente un certo Morrisey e non solo per la cover di “How Soon Is Now?” che chiude l’Ep stesso. Tuttavia, nonostante Promixes sia presentato come una necessità espressiva per la band, non resta molto ad ascolto concluso se non l’impressione che questo sia piuttosto un regalo buono per i più affezionati e non certo un nuovo biglietto da visita. I brani già noti perdono completamente quel fascino e quelle sonorità che ci avevano fatto innamorare senza acquistare davvero nuova linfa vitale, anzi, andandosi a ficcare in vicolo cieco di banalità Synth Pop che francamente avremmo volentieri preferito evitare. I We Are Waves sono una grande band, continuo a ripeterlo, in studio e live soprattutto. Ascoltate Promises, l’album uscito a maggio del 2015, e vi renderete conto da soli di trovarvi davanti a qualcuno che di strada ne farà tantissima. Se invece non avete mai sentito quel disco, non lasciatevi trarre in inganno da questo Promixes, i We Are Waves sono molto di più.
Guarda il teaser del nuovo video di Hugomorales
Sta per arrivare “Il Comandante”, il nuovo video di Hugomorales. Il singolo è estratto dall’omonimo disco d’esordio Hugomorales, uscito a novembre 2015, presentato live in molte date in giro per i club italiani. Il video de “Il Comandante” è stato ideato e realizzato da Sam Wisternoff in arte Sj Esau, eclettico musicista e videomaker di Bristol.
Il Video della Settimana: CAPVTO: “Blooming” feat. Chris Yan
Il nuovo disco di Valeria Caputo sa di sperimentale, elettronica digitale che sorprende conoscendola da tempo come meravigliosa cantautrice folk che attinge a piene mani da un certo tipo di scena americana rigorosamente “in rosa”. E per non confondere le idee, in un qualche modo cambia nome e marchia questo nuovo progetto con il nome di CAPVTO: si intitola Supernova ed è una vera e propria esplosione energica di idee e di perfezionamenti strutturali a suon di trasgressioni sintetizzate. Un disco davvero difficile per chi non è abituato a certi ascolti…ma allo stesso tempo un lavoro prezioso in cui, finalmente, si restituisce alla mente lo spazio e l’inevitabile sentore di smarrimento quando ci si trova davanti terreno fertile in cui correre senza limiti e senza confine. Il disco di CAPVTO fa questo effetto…ogni cosa potrebbe accadere e, probabilmente, ogni cosa è accaduta. Un rimando alla scena di Bjork sembra doveroso senza lasciare da canto la personalità di un’arte tutta italiana. Il video della settimana di Rockambula è “Blooming” il primo singolo estratto con la collaborazione di Chris Yan. Un video realizzato dai ragazzi dell’istituto Gianni Rodari di Forlì.
Calibro 35: il video del nuovo singolo “S.P.A.C.E.”
I Calibro 35 pubblicano un nuovo singolo che esce in digitale e nello smagliante 45 giri in vinile trasparente arancione (come sempre curato da Record Kicks): si tratta di “S.P.A.C.E.”, seconda traccia dell’ultimo album di Calibro 35 uscito a novembre 2015. Firmato da Massimo Martellotta, il brano ci catapulta al centro di un serrato inseguimento tra i pianeti del sistema solare, ricco dell’inconfondibile groove creato a colpi di synth e flauto, tromba e trombone.
Nadj – Ep
Dopo diversi lavori alle spalle, tra cui l’ottimo Lp del 2007 Là e il comunque interessante L’Oeuvre au Noir del 2012, torna la francofona Nadj con un Ep che prova a rispolverare lo spirito di un tempo senza troppa convinzione, a dirla tutta. Con una vita fatta di musica che ormai supera i due decenni, il suo stile è sempre stato contraddistinto da una notevole astrattezza e da una continua ricerca di indipendenza sonora che l’hanno portata a scegliere sempre la strada dell’autoproduzione, pur, in questo caso, con la collaborazione di artisti membri del ben noto Il Teatro degli Orrori e la presenza non invadente della piccola ALMeidA, creatura della stessa Nadj del resto. Tutte le premesse lasciano supporre un lavoro stimolante, decisamente fuori dagli schemi e con notevoli spunti d’interesse eppure l’ascolto lascerà ben più d’un sapore amaro in bocca. Le quattro tracce fanno una fatica pazzesca ad amalgamarsi tra loro, creano un sound confuso, in cui elementi Blues e Grunge si mescolano al più classico Alternative Rock anni 90 ma senza mai scorrere in maniera fluida e gradevole ma piuttosto arrancando mal supportati dalla voce monotona e quasi cacofonica di Nadj e del suo francese fuori luogo. Sembra aprirsi in un demoniaco Avant Folk l’Ep quando partono le prime note di “Le Ciel de Nuit” ma il brano non prende mai consistenza, risolvendosi nella più completa banalità sonora. Non fa meglio la successiva “Le Fièvre” che dovrebbe garantire una certa potenza senza riuscirci mentre saliamo leggermente di livello con “Le Lion” che tuttavia resta di una insipidezza e d’una prevedibilità imbarazzante. Assolutamente senza senso l’ultima traccia, “Toutes les Fountaines”, buona solo a complicarci la comprensione d’un Ep che faccio davvero fatica a giustificare.
“Sputnik 2 – La Cagnetta Laika”, il nuovo video di Kali
“Sputnik 2 – La Cagnetta Laika”, il nuovo singolo e video di Kali, formazione piemontese nata tra le province di Novara e Vercelli, dedita ad un sound rock ed urbano. Il video, realizzato da Valeria Belloro (già al lavoro con Il Disordine delle Cose), è un’animazione onirica e sognante di un brano che contiene un frammento audio di una cassetta registrata nel 1973 dal nonno di Federica, cantante della band, durante una “cantada”, una delle più antiche espressioni della poesia popolare sarda.
Angel Haze: unica data in Italia
Una voce dall’intensità rara, devastante: e non è solo questione di flow ma anche e soprattutto dell’arsenale di argomenti e feroce emotività che Angel Haze – nata a Detroit nel 1991, ma presto trasferitasi a Brooklyn – riesce a regalare al suo rap. Originariamente poetessa, molto lontana dai luoghi comuni e dalla superficialità dell’hip hop meramente commerciale, l’artista americana riesce a scavare verso un’introspezione che diventa in certi tratti perfino dolorosa ma non per questo perde in quanto ad impatto, incisività e ferocia al microfono.
30 GENNAIO 2016 – MILANO – CIRCOLO MAGNOLIA
via Circonvallazione Idroscalo, 41
20090 – Segrate (MI)
Info: www.circolomagnolia.it
Prevendite disponibili
Biglietto: 15 euro+d.p.
http://www.mailticket.it/
www.ticketone.it, call center 892 101
“Primavera” è il primo video de laBase
“Primavera” è il primo video de laBase, formazione abruzzese che lo scorso febbraio ha esordito con il disco Antropoparco, sorta di concept-album intitolato con un neologismo che rappresenta quel luogo immaginario ma terribilmente reale dove l’essere umano e la collettività sono rinchiusi come in un recinto da cui è impossibile uscire. Il clip è stato scritto e diretto da Stefano Bertelli (Caparezza, Marta sui Tubi, Marlene Kuntz) per Seen Films e racconta una storia “ittica” di vita e morte ambientata nella più profonda provincia italiana: il tragitto di un pesciolino rosso sul tetto di un auto che percorre il paesaggio della bassa padana tra Ferrara e Rovigo dove sono state effettuate le riprese.