Febbraio, 2015 Archive

Temple Of Deimos – Work To Be Done

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Facciamola corta: i liguri Temple Of Deimos sono riusciti a teletrasportare dentro i confini italici uno scampolo del Palm Desert californiano. Ci si sono piazzati in mezzo, coi loro fuzz e il loro recupero filologico e gustosissimo delle caratteristiche chiave del sound nineties di Queens Of The Stone Age e precursori, e ci hanno confezionato questo appetitoso Work To Be Done, dieci brani di rock obliquo e compatto, potente e psichico, dove chitarre dai riff affilati ti artigliano la faccia senza pietà (“Sun Will Gulf US”, o “Questi Cazzi Di Vespone”, provare per credere) e le cui batterie muscolari non ti lasciano prendere fiato nemmeno per mezzo secondo. Sonorità e ambientazioni completano il quadro: un immaginario quasi alieno, come lascia intendere anche la splendida copertina. Il risultato è una gragnuola di colpi che farebbe bagnare qualunque appassionato del genere, un genere qui affrontato con rispetto, fantasia e compattezza d’organi genitali (col cazzo duro, insomma). Qui e là solo la voce non mi soddisfa al 100% – intendiamoci, questione di gusti: Fabio Speranza canta completamente immerso nel mood e il risultato non è mai insufficiente, anzi. Nel complesso, dunque, la prova è riuscitissima. Li ho pure visti dal vivo, e spaccano. Che altro dire? Avevo promesso di farla corta, finiamo così: un pelo di distacco in più dal materiale d’origine e avremo tra le mani un gruppo di quelli tosti, ma tosti davvero. Intanto godetevi Work To Be Done, che già così è una bella cavalcata.

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“Heartbreaker” è il video dei Black Eyed Dog prodotto da Hugo Race

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Prodotto da Hugo Race (Nick Cave and The Bad Seeds, Dirtmusic, Fatalist) e Fabio Rizzo (800A Records), esce per Ghost Records, “Heartbreaker”, il singolo che anticipa il disco Kill Me Twice in uscita il 14/04. Registrato tra la campagna siciliana e gli 800A Studios di Palermo, il brano sfodera un incipit elettro Pop, dalle sfumature ammiccanti e sincopate, a suggellare la nuova direzione intrapresa dalla band. La regia del videoclip, presentato in anteprima su CN Live!, è di Costanza Quatriglio. Dopo il film Con il Fiato Sospeso, in cui compare il brano ‘Heather’, la regista palermitana torna a collaborare con i Black Eyed Dog.

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Il Video della Settimana: Jonny Blitz – “Bambola”

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I Jonny Blitz sono quattro amici al bar che suonano la musica che vorrebbero ascoltare, nella speranza che raggiunga le orecchie più disparate, anche quelle a punta. Ecco “Bambola”, primo video estratto da Colpa del Sole.

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Cowards – Rise To Infamy

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Se la violenza, la distruzione, il chaos e la depressione più profonda avessero un suono unico, non mi verrebbe in mente niente di meglio che quello che sto ascoltando in questo momento. I Cowards sono una band parigina (e chi l’avrebbe mai detto?) che sprigiona un urlo nevrotico di circa quaranta minuti in questo nuovissimo Rise To Infamy: Hardcore tiratissimo, Doom granitico e un pizzico di Black Metal a dare quel tocco di “colore” nero pece, che in questo vortice infernale non poteva mancare. Sputi e schizzi di sangue sembrano volare in giro già all’inizio con l’intro insistito di “Shame Along Shame”. Trenta secondi di ottave di chitarre e poi il delirio, l’anarchia nella voce di J.H., growl e grida forsennate, quasi come se il ragazzo stesse per essere soffocato da un momento all’altro. Cambi di tempo, riff metallusi e stacchi secchi che rendono l’agonia interminabile nei sei minuti di puro delirio. Questo è solo l’inizio. Le note sembrano buttate li a caso, ma gli incastri distortissimi di chitarra di “Never to Shine” danno un senso al chaos apparentemente insensato e molesto. I Cowards non lasciano uno spiraglio che sia uno alla melodia, mai piegati al vile bel canto, solo ritmiche droppate in tonalità incredibilmente basse e una botta che però non rende mai e poi mai commestibile il prodotto ad un palato forse troppo delicato come il mio. Ma sfido chiunque non sia un minimo abituato a queste brutalità a sopportare un ascolto così tutto di un fiato, senza prendere aria almeno ogni quattro/cinque minuti. L’anti-Pop domina, soprattutto in “Frustration (Is My Girl)” e “Anything But The Highroad”, velocissime e sotto i due minuti, quest’ultima pure ricca di feedback e di terrificanti voci di sottofondo. La linea del disco non cambia mai, sempre distorta ai limiti della decenza e contorta al punto di dar fastidio alle orecchie. Si ma contiamo pure che chi scrive pezzi con titoli come “Birth of The Sadistic Son” non ha di certo l’obiettivo di piacere a massaie e liceali. Questo rimane comunque un suono potente, ma difficile, ostile, bastardo al punto da farti contorcere le budella. Contro ogni forma di musica (come la concepiamo noi poppettari del cazzo) e contro ogni senso del pudore, un disco per e contro la frustrazione, un puro sfogo stilistico, un gesto di rabbia, ma anche la forza bruta della natura. Per questo non me la sento di valutarlo come ho sempre fatto fino ad oggi, per me questo album non ha un vero e proprio valore musicale. E’ però qualcosa di forte, che fa male. E anche solo questo penso gli possa rendere giustizia.

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Pending Lips Festival (prima serata di eliminatorie)

Written by Senza categoria

La quarta edizione del Pending Lips Festival è ufficialmente partita lunedì 23 febbraio, con la prima serata di eliminatorie. Rockambula, come lo scorso anno, ha il piacere di essere media partner della manifestazione e avere quindi la bella possibilità di conoscere giovani talenti musicali. Dato che i segreti non ci piacciono vogliamo raccontarvi qualcosa de Gli Occhi Degli Altri, la band che più ci ha colpito e che vi segnaliamo con piacere.

Gli Occhi Degli Altri sono una band di Lecco, composta di quattro elementi, “La Vertigine” è il loro singolo, nonché primo vero lavoro in studio. Il brano lanciato nell’estate del 2014 è stato registrato cola la supervisione di un big come Andrea Maglia (Manetti!, Tre Allegri Ragazzi Morti) presso il Bleach Studio di Gittana, Lecco (LC). “La Vertigine” è un brano forte, d’impatto, ma molto orecchiabile dove si mischiano forti influenze Shoegaze, soprattutto nelle chitarre, e un pizzico di Grunge. In questo mix musicalmente aggressivo s’insinua un cantato più timido e incerto che trova sfogo solo nei momenti corali. L’esibizione live cha ha permesso di apprezzare alcune caratteristiche fondamentali per una band che emergente l’intensità e la partecipazione del gruppo, con una batteria che decisamente, non voleva stare al suo posto. Il gruppo stesso si definisce sulla propria pagina facebook “Una rock band ITALIANA che canta in ITALIANO e suona con l’unico scopo di metterci più cuore possibile, perché il valore aggiunto è quello di suonare, suonare e suonare ancora senza ritegno”, e noi non possiamo che confermare la dichiarazione. Viste le premesse, non possiamo che augurare al gruppo di continuare a crescere e migliorarsi e sperare di risentire parlare presto di loro.

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Rocky Horror (…e Pino Scotto)

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In Italia sono in pochi a fare Crossover. Fra i più noti esponenti del genere ci sono sicuramente i Rocky Horror, band pugliese nata nel 2002 ed oggi composta da Giovanni “Justice” Placido (voce), Antonio “The Racio” Racioppa (chitarra), Francesco “Baron Frankenheimer” Rinaldi (basso) e Paolo Damato (batteria). Abbiamo parlato del nuovo disco Sciogli il Tempo in compagnia di Justice, m.c. della band, e con Pino Scotto, il più grande rocker italiano, che ha prestato la sua voce al gruppo in veste di ospite nell’album insieme a tanti altri volti noti del panorama musicale italiano. (Risponde a questa intervista Justice, m.c. della band, “in collaborazione” con Pino Scotto)

Rocky Horror a chi vi ispirate artisticamente?
J- Rage Against The Machine, 99 Posse, Casino Royale, Assalti Frontali e chi più ne ha più ne metta! (risate, ndr)

Il Crossover in Italia è ancora poco diffuso rispetto a paesi quali gli U.S.A., come mai? Perché avete scelto proprio questo genere fatto di contaminazioni e fusioni stilistiche e come si relaziona con la vostra regione, la Puglia, che musicalmente è più nota per ben altre sonorità?
J- In Italia se ti discosti dalla “canzone italiana” qualunque genere sembra “di nicchia”, anche se poi ha più estimatori di quanto si pensi. Noi fondamentalmente ci consideriamo un gruppo Rock, ma abbiamo scelto questa sua variante per poter miscelare vari stili e dimostrare inoltre che la Puglia è molto più variegata a livello musicale di quanto si creda.

Parliamo ora di Sciogli il Tempo (Protosound Records / Edel), il vostro nuovo album uscito da poco in tutti i negozi e piattaforme digitali, un lavoro alquanto ricco di collaborazioni?
J- Si, infatti oltre al nostro “bro” Pino Scotto, che ha partecipato nel singolo e video “Lo Spazio Che ti Spetta”, ci sono anche Ru Catania (Africa Unite), Luca (Los Fastidios), Simone Martorana (Folkabbestia), Nico Mudù (Suoni Mudù), Vince Carpentieri (ex Almamegretta), Mr. T-Bone (ex Africa Unite e Giuliano Palma & The Bluebeaters), Dj Argento, Dj Fede e tanti altri, anzi, colgo l’occasione per salutarli e ringraziarli tutti!
P- È un grande album, con bei testi, è stato bello collaborare coi miei fratelli Rocky Horror e ora siamo in tour tutti assieme a divertirci (“Sciogli il Tempo Tour” col side project Pino Scotto & Rocky Horror, ndr): sabato 28 Febbraio saremo al Bobby’S Live Bar di S. Giacomo degli Schiavoni (CB), mentre domenica 1 Marzo ci aspetta il Crazy Diamond di Massafra (TA)!

Pino vuoi dirci qualcosa sul tuo di disco, uscito qualche mese fa?
P- S’intitola Vuoti di Memoria, è uscito a maggio scorso, ed all’interno ci sono cover di Renato Rascel, Adriano Cementano e poi ci sono due inediti: uno in italiano, “La Resa Dei Conti (Kiss my Ass)” e l’altro in inglese.

Justice, quali differenze e quali affinità ci sono con Dritto in Faccia, il vostro precedente full-lenght?
J- Li accomuna l’attitudine, l’impegno e l’amore che abbiamo messo nel farli. Li differenzia però la qualità sonora ed anche la maturità compositiva.
Come mai la scelta di inserire nella tracklist la cover “Stop al Panico” degli Isola Posse All Stars? Vi sentite legati al fenomeno delle Posse anni ‘90 che vedeva in Italia gruppi come Onda Rossa Posse e, per l’appunto, Isola Posse All Stars?
J- Nel nostro sound il Rap è una componente fondamentale, ed in Italia questo genere ha preso piede proprio grazie al movimento delle Posse, ecco perché ci è sembrato doveroso rendere omaggio ad una crew che a nostro parere ha fatto la storia della scena underground italiana… ed in questo è stata utile la collaborazione di Vince Carpentieri (ex Almamegretta) alla chitarra.

Questi sono stati i giorni del festival di Sanremo… se ve lo chiedessero vi partecipereste?
J- Penso di sì, l’importante è proporre la propria musica senza compromessi e se questo viene rispettato immagino che ci si possa esibire “a cuor leggero” un po’ ovunque… e comunque in passato ci si sono esibiti anche i nostri amici Almamegretta, ecc. senza perdere di credibilità.


Dove vi immaginate fra dieci anni artisticamente parlando?
J- In studio a registrare almeno il nostro quinto album ed in tour con Pino!

Un saluto per i lettori di Rockambula.com…
P- Ciao, ciao a tutti!
J- Bella Rockambula, un saluto a tutti i vostri lettori!

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La Band della Settimana: Elephants Above Crocodiles

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Elephants Above Crocodiles nasce nell’estate del 2013 a Finale Emilia (MO). La band si presenta da subito nella scena modenese grazie alla sua amalgama di post-rock, emo e punk melodico; ritornelli gravi e carichi, a volte quasi disperati. Aprono nomi italiani e esteri (Rue Royale, Coilguns, Grand Parc). Dalla formazione della band, nasce un forte legame di amicizia, che li porta a comporre in grande sintonia, credendo fortemente nel progetto, nella loro musica e nel caratteristico modo semplice di essere. Una forte delusione accende carica emotiva all’interno della band, che ultimate e perfezionate le ultime canzoni, decidono di incidere il loro primo disco, registrato e mixato dalle giovani mani di Lorenzo Borgatti (Redline Season) e pubblicato da Upupa Produzioni. Il disco rispecchia un credo di fondamentale importanza per i quattro musicisti: fare musica in maniera indipendente. L’album, intitolato NATIVE, uscito il 15 dicembre 2014; comprende 7 pezzi e racchiude tutte le emozioni, stati d’animo e momenti della band in un anno e poco più di vita.

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Chelidon Frame – Framework

Written by Recensioni

L’esperienza Chelidon Frame nasce nell’autunno dello scorso anno ma muove i suoi passi e affonda le radici molto più in là negli anni, negli albori della Musica Concreta e negli studi di Pierre Schaffer che, nel 1948, teorizzò una nuova consapevolezza sonica basata su effetti acustici esistenti successivamente elaborati, generando musica tendenzialmente elettronica ma partorita da elementi concreti.

Riprendendo in mano quest’idea e passando attraverso Pierre Henry e John Cage, Chelidon Frame confeziona un’opera che miscela l’Ambient dei Prospettiva Nevskij, al minimalismo di Alessio Premoli, nome che si nasconde dietro al progetto. Tutto questo con occhio rivolto al futuro, grazie ad un uso comunque mai eccessivo di droni e divagazioni Noise. Nelle cinque tracce più “Intro” dell’esordio Framework, ci sono le fondamenta della musica Elettronica, la storia stessa del suo autore, le opere più eteree di Brian Eno, la spigolosità di Kevin Drumm e la sensibilità Modern Classical di matrice nordica di Jòhann Jòhannsson, cosa suggerita già dalla lettura celere dei titoli di taluni brani (“JikSven”, “Antartica”).

Dopo la gelida opening che sferza l’atmosfera come freddo polare, sale un’inquietudine oscura, fatta di grevi note ripetitive come tempo scandito da ritmiche minimal e sottilmente celate dietro rumori vaghi, quasi a disegnare l’aurora boreale, tinta solo di tutte le tonalità del grigio (“Taikonauta”). Ancor più conturbanti e impalpabili i quasi otto minuti di “JikSven”, nei quali si scorge una debole sensibilità Rock dentro un cosmo elettronico, in grado di dare forza da Film Score all’album. Nonostante queste prime intuizioni, non esiste un vero filo conduttore, una precisa chiave di lettura che leghi la tracklist, trattandosi di un insieme di brani originali e altri già pubblicati e qui soltanto remixati. È la musica stessa a fare da trait d’union, il legame simbiotico tra le terre più fredde del pianeta e lo spazio siderale è la musica (“Cosmic Hypnosis”). In “Nvs_k3” l’ aria torna pulsante di rigida introspezione mentre a chiudere l’album, i quasi dodici minuti della minimale “Antartica”, la quale, nella seconda parte e in conclusione, regala cenni di Neo Classical gonfi d’una speranza e positività mai ascoltata nei minuti antecedenti, pur mantenendo ferma una certa ambiguità emotiva. Framework è uno straordinario lavoro di un musicista poliedrico e coraggioso che non mira certo all’originalità ma riesce comunque a pizzicare le corde dell’anima e farci sognare, fosse anche un sogno da cui svegliarsi in tutta fretta.

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Ruggero de I Timidi, guarda il video di “Frutto Proibito”

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E’ uscito “in tutto l’internet” il nuovo video di Ruggero de I Timidi «Frutto Proibito». Ruggero tratta finalmente l’attualissima tematica delle “M.I.L.F.” riportandola al suo lato più romantico: la tenera infatuazione che un acerbo diciottenne prova nei confronti della mamma del miglior amico. Nei panni della madre una splendida Debora Villa (Camera Cafè, Zelig, Così Fan Tutte) qui nel suo primo ruolo drammatico. La regia è a cura del Terzo Segreto di Satira.

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Sopra la Panca è l’esordio solista di Capra dei Gazebo Penguins

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Chi conosce Capra personalmente o come frontman dei Gazebo Penguins non avrà difficoltà a ravvisare nella capacità di mischiare il gioco e la dimensione felicemente infantile dell’esistenza con la solidità e la saggezza del mondo adulto (forse anche di un mondo di altri tempi) il tratto caratteristico della sua personalità. Anche il suo album di esordio da solista – in uscita ad aprile per la cordata To Lose La Track /Garrincha Dischi – oscilla serenamente tra questi due poli: tra lo spirito altamente infiammabile del punk rock della sua band d’origine, passando per l’amore per il gioco di parole e la passione per gli animali, fino alla riflessione adulta sulla vita da musicista, che – al di fuori dei cliché maledetti – subisce anch’essa il peso della routine, seppur diversa da quella dei “comuni mortali”. Intorno, la cornice – rappresentata anche sulla copertina del disco – è quella dell’inverno tra le montagne dell’Appennino emiliano, in cui Capra vive e in cui ha scritto il disco, con la precisa sfida di comporlo e provarlo in un periodo limitato di tempo (60 giorni dal 1 novembre al 25 dicembre 2014), per poi andare a registrarlo sotto la supervisione produttiva del compare Andrea Sologni (Gazebo Penguins, Giardini di Mirò, Johnny Mox) agli Igloo Audio Factory di Correggio, insieme ad Andrea Suriani (i Cani) alle tastiere e Pier Mattia Bardin (La Piovra, Il Buio) alla batteria.

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“Onora il Padre e la Madre”, il nuovo singolo dei Luminal

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Acqua Azzurra, Totò Riina è il nuovo disco dei Luminal e uscirà il 13 Marzo, il quarto album dopo l’ultimo acclamato “Amatoriale Italia” del 2013. I Luminal tornano con quattordici velocissimi brani in cui basso, batteria e voce fanno della musica un’orgia delirante di colori e rumori nuovi tra l’hardcore e la wave, tra l’electro punk e la canzone d’autore, facendo tremare, ridere e inorridire nei testi. “Acqua azzurra” come simbolo nazional popolare della purezza e “Totò Riina” come simbolo non meno nazional popolare del male.
“Acqua azzurra, Totò Riina” è prodotto ancora una volta da Daniele ilmafio Tortora, produttore artistico ed esecutivo della band con la label “Le Narcisse” vero e proprio collettivo e laboratorio romano che ha fatto nascere oltre i Luminal, Diodato e i Le Naphta Narcisse.

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“Barracudas”, secondo singolo per Old Fashioned Lover Boy

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“Barracudas” nasce come provino e diventa uno dei brani portanti di questo disco, per quanto mi riguarda. L’immaginario iniziale voleva essere un viaggio attraverso il deserto del new mexico ma la produzione artistica di “Juno” ha aggiunto un inaspettato tocco anni ottanta e mi sono tornati in mente i Cure come anche certa attualità chillwave (slow magic, washed out), della quale OFLB si nutre costantemente.”

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