Dicembre, 2013 Archive

La Linea del Pane

Written by Interviste

Partiamo subito con una domanda legata al vostro nome, La Linea del Pane. A cosa si riferisce? E qual è il vostro rapporto col cibo, in un periodo in cui proliferano associazioni, organizzazioni ed eventi legati al cibo sano, biologico, alla filiera corta e così via?
“La linea del pane” è una falsa traduzione dall’inglese breadline, termine che starebbe ad indicare (nei grafici demografici) la “soglia di povertà”, la linea ideale al di sotto della quale la popolazione è indigente. Figurativamente, venivano chiamate breadline le file di persone che attendevano il rancio o il sussidio, durante la grande depressione del ’29. La scelta del nome è stata del tutto casuale, è preso a prestito dal titolo di una poesia, non è legata in alcun modo all’etica del biologico, per intenderci.

I vostri testi sono impegnati e colti, in un modo che sembra più guardare ai primi Marlene Kuntz e a un certo cantautorato anarchico, che non ai più recenti Ministri, Teatro degli Orrori e compagnia. Non è usuale trovare al giorno d’oggi una band che non sia incazzata per la situazione sociopolitica e non manchi di farne la questione centrale dei propri brani. Discostarsi da questo filone è una scelta naturale o anche un modo per distinguersi da una corrente Alternative che ha già i suoi portavoce?
Essere incazzati per la “situazione socio-politica” impegnando la medesima evanescente isteria di quando si è imbottigliati nel traffico è assai facile. E assai futile, anche. Quando il traffico si dipana si torna sempre tranquilli e mediocri. E sono i mediocri appunto che percorrono sempre la stessa strada e finiscono, inesorabilmente, imbottigliati nel traffico. Non so se ho reso l’idea… Ad ogni modo gli encomiabili gruppi che citavi non sono naturalmente nostri capostipiti, quindi in realtà non ci sforziamo troppo di distinguerci da loro dal momento che non ne sentiamo la vicinanza. A dire il vero, nella nostra pur breve vita di band abbiamo ricevuto riscontri molto disparati, e riferimenti a mondi anche totalmente divergenti tra loro. La cosa non è limpida, probabilmente cercare analogie con altri gruppi non è il modo migliore di ascoltare il nostro disco, dal momento che la cosa pare sia molto arbitraria.

Nel recensirvi, ho sottolineato quanto spesso la componente letteraria sia fin troppo aulica, tanto da rischiare di diventare ostica e oscura. Qual è il messaggio principale che un ascoltatore medio dovrebbe cogliere da una vostra canzone?
Beh, diciamo che chi scrive canzoni per dare un “messaggio” fraintende un tantino il mezzo. Forse è per questo che pullulano gli intrattenitori e scarseggiano gli artisti. A parte questo discorso, che richiederebbe più tempo, i nostri testi non si può dire siano immediati. Ma non si può dire nemmeno che siano “aulici”, che letteralmente significa “di corte”, ovvero il linguaggio che si converrebbe in presenza del mecenate. È evidente che non sia il nostro caso. Sono il contrario di aulici, forse peccano di “enigmismo”, ma la maggior parte degli interrogativi possono dissiparsi al secondo o al terzo ascolto. Nulla è lasciato al caso, su questo possiamo garantire; certo è che non ha senso ascoltare “Utopia di un’Autopsia” una sola volta. Comunque, qualora un autore o un poeta volessero scrivere un testo o una lirica lasciando tutto al caso lo potrebbero fare, senza essere perseguibili. Lo fanno in molti senza essere scrittori, né poeti… L’importante è essere chiari, non essere espliciti. Forse la poesia in genere non si capisce subito, ma non per questo è equivocabile.

Musicalmente si sentono radici intellettuali anche nei vostri arrangiamenti. Qual è l’iter con cui nasce un vostro brano?
L’iter per questo disco è stato molto semplice, partivamo dal brano chitarra e voce e lo arrangiavamo insieme. Ognuno di noi tre ha un trascorso musicale diverso dagli altri due, ma bene o male un punto di equilibrio l’abbiamo raggiunto.

Qb Music ha preso a cuore l’edizione del vostro primo disco, Utopia di un’Autopsia. Com’è nato il rapporto con l’etichetta? Come avete lavorato per la realizzazione dell’album?
Il nostro rapporto con QB Music è nato dall’amicizia con Roberto Rizzi, che abbiamo conosciuto ad una serata in cui condividevamo il palco con i suoi Guarentigia, ormai un paio di anni fa. Ai ragazzi di QB dobbiamo anzitutto l’apprezzamento incondizionato che hanno avuto sin dal principio per le nostre canzoni. Di questo gli siamo grati e a questo dobbiamo la nostra decisione di lanciarci nella registrazione di un disco, che in quel momento non era nei nostri piani immediati.

Il panorama musicale nostrano è particolarmente puntellato di piccoli gruppi promettenti che spesso non vengono presi sufficientemente in considerazione né dalle produzioni, né dai media. Come ovviate a questa situazione? C’è qualche collega che è stato immeritatamente meno fortunato di voi?
Ce ne sono parecchi, abbastanza da mettere in discussione l’attendibilità degli addetti ai lavori. Per quanto ci riguarda, nel nostro piccolo, non ci interessiamo della cosa. Per vivere facciamo altro, io ad esempio faccio il magazziniere.

Tra i vari espedienti per la promozione, oltre ai soliti social network, voi avete utilizzato dei brevi video che riprendevano i lavori in corso, il backstage della preparazione del disco. Fidelizzare il pubblico è sicuramente fondamentale, è stato utile anche per rintracciare nuovi fan? La componente visiva è ancora così importante nel lancio di un prodotto fondamentalmente sonoro?
La componente visiva è importante mediamente per le persone, non per la musica. È così a prescindere da ciò che ne pensiamo noi, dunque è anche inutile parlarne. Su di noi possiamo dire che non è stata una nostra scelta precisa; abbiamo attorno a noi amici molto bravi in quel campo, sono stati loro a proporci la cosa e noi abbiamo acconsentito volentieri.

L’altra grande risorsa che una band ha per farsi conoscere è il live. Qual è la vostra esperienza in merito alla possibilità di esibirsi in locali e festival nostrani? Si sente spesso parlare di quanto sia difficile trovare date in situazioni che siano realmente efficaci per il lancio di un prodotto artistico o della possibilità di esibirsi senza essere meritatamente rimborsati…
Prima di registrare il disco abbiamo suonato per un anno nei luoghi più vari, noti e meno noti. I soldi non ci sono, è evidente, ma non ci sono da nessuna parte. In linea generale, suonando in acustico nei posti piccoli si guadagna di più e si “fidelizza” di più, anche se con poche persone alla volta.

La domanda è standard ma doverosa: quali saranno le vostre prossime mosse?
Da febbraio torneremo a suonare in giro. Inoltre stiamo girando un videoclip non tradizionale, in realtà è più un cortometraggio cinematografico, realizzato da alcuni ex-studenti della Scuola Civica di Milano. Crediamo sarà un bellissimo lavoro e speriamo che lo vedano in tanti, naturalmente.

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Dear Baby Deer + Two Fates live show al Tolleranza Zero

Written by Senza categoria

Per il primo concerto del 2014 il Tolleranza Zero mette sul piatto due band al prezzo di una! Una serata dedicata a chi ama il sound di Radiohead, Sigur Ros, Mogwai, Portishead.

Domenica 5 gennaio, ore 21.00, ingresso € 3,00
Dear Baby Deer + Two Fates
Tolleranza Zero: via Ciampoli 3, Foggia

DEAR BABY DEER
Brani incantati, melodie dense e rumorosità dream-pop.

TWO FATES
Electroacoustic looping duo.

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Il vincitore del premio Rockambula al Festival Soundwave

Written by Senza categoria

Ieri si è concluso il Festival Soundwave a Sulmona (AQ). Rockambula, come sapete, ha messo in palio un pacchetto promozionale che prevede intervista e/o recensione più banner pubblicitario per un mese, non alla band migliore in quanto a esibizione ma al progetto più interessante, dalle più ampie prospettive, più originale, anche solo in ottica potenziale.

Tra le tantissime formazioni presenti, la scelta del vincitore del premio Rockambula era da farsi, a nostro avviso, dentro un cerchio che comprendeva i Meticci di Razza Bastarda, i Remains in a View, gli Only Ten Left, gli Allcost, Stephanie e i No Love Lost. La prima band, Rap Hardcore, ci è piaciuta tantissimo ma ha pagato la quasi impossibilità a comprenderne i testi (“rappati” in italiano). Grande carica quella dei giovani punkers Only Ten Left anche se troppo “standard” per il premio. Stessa cosa per i Remains in a View. Gli Allcost hanno provato a fare un Pop insolito ma in fase esecutiva sono parsi un po’ spogli e poco coinvolti. Perfetta Stephanie con Fabio Rosato alla chitarra che pagano solo il fatto che la loro musica sia troppo convenzionale per il nostro premio. Forse con tutta la band ad accompagnarla sarebbe stato diverso.

A vincere sono i No Love Lost, un Post-Punk vecchio stile, batteria elettronica e con un eccelso Marco Di Ianni al basso. Da migliorare le linee melodiche vocali e anche l’impostazione di D’Azzena, cosi come la presenza sul palco ma certamente, in ottica futura, può essere la formazione che, a nostro avviso, potrà sviluppare discorsi sonori più interessanti, magari rinnovando le sonorità adattandole ai tempi.

Il vincitore del premio Rockambula al Soundwave è:

NO LOVE LOST.

Grazie da Rockambula a tutte le band partecipanti, al comune di Sulmona, agli organizzatori e in particolare a Silvio Mancinelli e Antonio Ranalli.

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E qui comando io! L’Abruzzo non andrà mai su MARTE (live)

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“E qui comando io e questa è casa mia” cantava nel settantuno una folkloristica Gigliola Cinquetti sotto gli occhi divertiti di una giovane Raffaella Carrà. Di anni ne sono passati veramente tanti ma quella canzone descrive alla perfezione il solito modo italiano di affrontare le cose. In tutte le maledettissime cose. Un’altra volta mi trovo a presenziare in quel di Teramo (o quasi) ad una manifestazione il cui nome non è certamente terrestre e questa volta addirittura ci troviamo a consegnare un premio Rockambula a una band emergente a nostro personalissimo piacere (e qui comando io!); promozione sul sito, roba che a noi piace fare dove possibile.

Poi una giuria esperta e qualificata di cinque membri doveva (il “doveva” non è scritto a caso visti gli sviluppi) analizzare e votare le cinque povere band arrivate dopo tante sciagure alla tanto sofferta finale dove si giocavano l’acceso alle fasi finali nazionali di Roma del contest marziano. Ma vuoi mettere l’emozione di esibirsi sopra un grande palco? E poi una finale è sempre una finale. A incrementare il parere  dei giudici senza ombra di dubbio competenti una percentuale pari al venticinque percento delle preferenze veniva tirata fuori dal voto del pubblico che poteva votare ogni qualvolta consumava da bere (e qui vogliamo capire l’incentivo alla consumazione ma basta giocare in casa e investire neanche troppo forzatamente in alcol e una fetta si è già conquistata).

Ma queste purtroppo sono cose alle quali nessuno può attaccarsi più di tanto e che alla resa dei conti non condanno spudoratamente, i costi ci sono e coinvolgere in qualsiasi modo possibile il pubblico che rischierebbe di appassire ci sta . La serata scivola via come al solito, le band suonano e danno vita a un concerto piacevole e molto variegato nei generi, nello stile, nella tecnica e mancava come sempre quella diversità di progetto (innovazione) vista soltanto in piccole occasioni. Tutto finisce, i giudici (alle mie spalle) consegnano le loro preziose schede piene di numeretti e l’incaricato anche lui giudice raccoglie il materiale e da qualche parte nel locale inizia una drammatica lotta con il conteggio dei punteggi dovendo considerare anche l’importante voto espresso dal pubblico (largo spazio all’immaginazione). Passa il tempo necessario e l’attesa in sala diventa anche piacevole se baciati sulle labbra da una bella bionda non baffuta ma dalle bollicine effervescenti. Intanto io assegno il mio premio Rockambula in assoluta autorità, e qui comando io! Arriva il momento, qualcuno che non identifico (ho tolto gli occhiali perché ci vedevo troppo bene) sale sul palco e annuncia il vincitore di ogni categoria (Rockambula, passaggi radio, Life on Mars) ripetendo sempre lo stesso nome sotto un’ovazione straordinaria del pubblico presente.

Cazzo amplein! Non c’è trippa per gatti… penso. Ma dietro di me una giuria quasi pietrificata spruzza amarezza dagli occhi non riconoscendosi in quello che era stato annunciato nel microfono, una giuria ormai stremata dalla poca autorevolezza e professionalità che gli è stata attribuita. Vago nel locale e raccolgo l’agonia giustificata dalla sconfitta delle band in concorso (ma questo era scontato qualsiasi verdetto fosse stato emesso), mi giro ancora in tutti gli spazi del locale per cercare qualsiasi appiglio mi desse conforto per capire quella che stava diventando una situazione surreale e decisamente imbarazzante. Vince una band di Teramo sotto un organizzazione di Teramo? Butto un orecchio di qua e scopro che i giudici non potevano assistere al conteggio delle votazioni e che tutto era stato fatto in un misterioso quanto affascinante privè alla presenza di persone di cui non è dato sapere l’identità. L’aria diventa sempre più irrespirabile, la situazione insopportabile. Vado via ma vogliamo tutti vederci chiaro. E lo faremo. ““E qui comando io e questa è casa mia” sembra al momento l’ipotesi più accreditata a svelare questo velenoso arcano. Vediamo cosa avranno da raccontarci le band e gli addetti ai lavori nei prossimi giorni, noi lanciamo il sasso ma la mano rimane tesa in alto…

Queste le band in viaggio per Marte, cercate voi cosa è successo.
THE OLD SCHOOL
TRE TIGRI CONTRO
STATI ALTERATI DI COSCIENZA
SHIJO X
PERCEZIONESESTOSENSO

Qui un approfondimento!

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The Fiftyniners – Hard Times

Written by Recensioni

La “ricetta contro la crisi globale”? Ma che domande: “potenti dosi di fottutissimo rock’n’roll”. È questo lo spirito, irriverente ed esplosivo, de The Fiftyniners, trio che nell’ultima fatica Hard Times ci presenta 14 brani di intenso Rock’n’Roll vecchia scuola misto ad un’attitudine Punk Rock fiammeggiante, a grana grossa (“Sometimes”), iperveloce (“Fashion of Rock’n’Roll”).

Il disco scorre rapido e i tre, oltre a rockeggiare come ci si aspetterebbe, in qualche occasione sorprendono e spiazzano, buttando nel ruvido ma classicissimo marasma anche ingredienti insoliti (“Roudie Is an Indie Boy”, la title track, o il prevedibile momento del lento “Tears on Brass”). Ma anche nel loro delirio superfast  The Fiftyniners giocano sempre in casa, dimostrando di avere tutto sotto controllo: una dimestichezza con la furia giocherellona del Punkabilly invidiabile, e che diventa maestria a guardare certi dettagli (il contrabbasso di “Sleeping on the Backseat” ad esempio, o le impeccabili atmosfere Western e Boogie di, rispettivamente, “Rats Behind My Comb” e “Rumblin’ Like a Big Bang Boogie”).

Il disco ha tutti i numeri per poter essere molto apprezzato da un certo tipo di pubblico, incline ai riflussi del vintage e all’atmosfera da Party’n’roll che, ne siamo certi, rende i loro concerti sfrenati ritrovi per danze incandescenti e sudaticci divertimenti. D’altra parte, risulta un po’ ostico e noioso per chi magari quel genere non lo frequenta spesso, e in quei paraggi rischia di rimanere di nicchia, o, forse, di essere ascoltato con attenzione solo la prima volta, per poi essere relegato a sottofondo di feste scatenate o di viaggi in auto particolarmente avventurosi. C’è chi non ci vedrebbe poi questo gran male.

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Funkin’ Donuts – Funk Tasty KO

Written by Recensioni

A volte capitano tra le mani rudimentali registrazioni di band acerbe che danno un bello scossone alla spina dorsale. Nonostante arrangiamenti raffazzonati, voce traballante, e suoni grezzoni da garage putrido, i romani Funkin’ Donuts sono coraggiosi e determinati. Coraggiosi anche perché suonare Funky, cantato per altro in italiano (tre pezzi su quattro sono in madrelingua), nel 2013 è atto di purezza e onestà. La moda dei Red Hot Chilli Peppers è sicuramente passata da qualche anno e di gruppi con questo sound indistinguibile non se ne vedono molti nel nostro orizzonte.

Attenzione, nulla per cui strapparsi i capelli o gridare al fenomeno. Semplicemente una band che ben esprime il suo piacere di suonare insieme. Senza grandi pretese e con i piedi ben ancorati a terra. Piedi non per questo fermi, scossi dal ritmo già deciso dalle prime note di “Guarda Avanti”, un classico groovone ben scandito da basso e batteria da manuale e una chitarra che fa molto il filo al buon vecchio John Frusciante. Purtroppo la voce di Flavio Talamonti non sempre riesce a convincere, soprattutto nelle parti più gridate e nei testi spesso banalotti. La pecca maggiore dell’EP però viene subito fuori e riguarda la registrazione, ben lontana dall’essere professionale, e dire che in questi periodi registrare decentemente un disco a basso costo sembra non essere più così ostico. L’insieme sicuramente perde ma per fortuna la botta non viene tralasciata.

Una maggiore cura in registrazione e arrangiamenti più attenti avrebbero dunque fatto decollare un brano come “Dammi un Buon Motivo”. Le idee si accozzano una all’altra tirando fuori una poltiglia mal amalgamata nonostante i buoni propositi e il buono stato di forma della band che jamma come se non ci fosse un domani. Un po’ di ordine forse non guasterebbe anche in “J.B.”. L’unico brano cantato in inglese si presenta con stacchi storti, attitudine meno friendly e chitarre alla James Brown. Tutto contornato dal solito groove insaziabile.

Il piede continua a battere senza sosta fino alla fine, anche nell’ultimo episodio di questo breve ma intenso EP. E allora “Drop D” non riserva sorprese se non un po’ più di rabbia, che avvicina il sound a quell’immensa realtà che erano i Rage Against the Machine. La forza non manca, la proposta è buona anche se non suona di certo innovativa, ma direi che non ha nessuna pretesa di esserlo. E questo EP, nonostante tutti i difetti che presenta, suda, vive e sporca. Di sicuro, non è poco!

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Deathless Legacy

Written by Interviste

Horror ed Heavy Metal, questo il connubio che portano avanti i Deathless Legacy un gruppo con alle spalle un vagone di date  live ma da poco alle prese con un disco d’esordio intitolato Rise from the Grave. A parlarci del gruppo c’è la carismatica frontwoman della band Eleonora “Steva” Vaiana, nota non solo per le sue qualità canore ma anche per la teatralità. Non resta che gustarsi quest’intervista.

Ciao Steva e benvenuta su Rockambula. Tanto per cominciare perché non presenti i Deathless Legacy al nostro pubblico?
Ciao Vincenzo, grazie mille per questa opportunità che ci hai dato. I Deathless Legacy sono una band Horror Metal, attiva dal 2006 come tribute band dei Death SS prima, che man mano è andata a crearsi il proprio mondo e ha lavorato per dar vita al primo disco di inediti: Rise from the Grave.
Fin dagli esordi abbiamo sempre puntato molto oltre che sulla componente musicale, su quella scenica, entrambe improntate su tematiche horror, gore e splatter: la teatralità, nei nostri spettacoli, va così a fondersi con le cupe atmosfere evocate dalla nostra musica, e il tutto è arricchito dalle splendide performance di un membro fondamentale della nostra band, la Red Witch.

A breve uscirà il vostro primo full lenght, Rise from the Grave, a cosa vi siete inspirati per comporlo e quali tematiche toccate nel disco?
Ci siamo ispirati ai nostri demoni interiori, a quegli elementi nati dalla repressione del proprio sé quotidiana, ai mostri che amiamo tanto dei film horror. Le tematiche affrontate dal disco sono una sorta di traduzione della comunicazione tra le nostre menti e le nostre coscienze e ci auguriamo che abbiano lo stesso valore per tutti coloro che lo ascolteranno: le paure vanno affrontate, la disposizione dei brani nel disco è una sorta di cammino iniziatico, che porterà a un salto nel vuoto della conoscenza di sé e del proprio universo interiore. Il nostro album dovrebbe essere una specie di esorcismo di tutto ciò che temiamo perché ignoto, compresa la propria interiorità, solo che anziché usare formule in latino e croci, abbiamo scelto di optare per un Heavy Metal denso e circondato di lapidi.

Il disco è stato registrato e mixato negli Inner Enclave Studios; che tipo  di lavoro avete svolto, come sono andate avanti le diverse fasi di lavorazione del platter?
Le registrazioni sono state precedute da una serie di pre-produzioni che ci sono state molto utili per capire e formare il nostro sound: alcuni dei pezzi presenti in tracklist risalgono a qualche anno fa, ma per tutti i cambi di line-up che ci sono stati all’interno del nostro piccolo mondo, siamo stati costretti a rimandare le registrazioni dell’album fino al 2012. Con l’entrata nella band del nostro Cal’aver, ci siamo messi a lavoro per creare il nostro piccolo mostro musicale e agli inizi del 2013 abbiamo concluso i lavori di registrazione.

Ho notato che vi siete dati da fare anche per la promozione attraverso video promo e foto. Anche qui come vi siete mossi?
Anche la promozione attraverso video promo e foto è un’estensione della nostra teatralità: cerchiamo di fare tutto il possibile, con le nostre disponibilità e forze, rendendo omaggio in qualche modo al mondo dell’horror non solo musicalmente, ma anche visibilmente e con tutti i media possibili! Per promuovere i nostri live abbiamo proposto più di una volta veri e propri cortometraggi, principalmente perché ci divertiamo a girarli!

Chiaramente i Deathless Legacy non campano di musica, cosa fate oltre che i musicisti, come sopravvivete?
Siamo non morti, quindi mangiamo poco e ci muoviamo il giusto, altrimenti perderemmo pezzi per strada! Quando le giornate sono buone e non sentiamo il peso di tutti questi anni da non-vivi, io, la Red Witch ed El Cal’aver siamo studenti universitari, gli altri si sono infiltrati alla perfezione nel mondo del lavoro e svolgono mansioni da vivi per i vivi!

Mi ha incuriosito l’entrata nel gruppo di The Red Witch, la vostra dancer e performer. Come è nata l’idea e la collaborazione?
I nostri spettacoli sono fatti al 50 % di musica e al 50% di scena: lo show che offriamo presenta una componente teatrale di spessore, nel senso che da sempre ci muoviamo per far sì che i nostri spettatori possano trovarsi immersi a 360° in quello che stiamo facendo e in quello che vorremmo trasmettere. La nostra Red Witch non è solo la nostra performer, ma è un membro pilastro nella band: partecipa regolarmente alle prove settimanali, durante le quali prendiamo decisioni che interessano le nostre sorti e quelle degli show imminenti. È la nostra  sorella non-morta, senza la quale i Deathless Legacy non potrebbero essere quello che sono oggi e non potrebbero lavorare a quello che vorrebbero essere domani.

I Deathless Legacy hanno  alle spalle una sfilza d’interessanti concerti, uno di questi  mi ha incuriosito molto ovvero quello con Steve Sylvester, Halloween 2011. Che effetto vi ha fatto esibirvi con lui?
In occasione di Halloween 2011 ci siamo esibiti al Jump Rock Club di Montelupo (FI), dove in seguito al nostro live, Steve Sylvester avrebbe tenuto un dj set. Posso solamente dire che vedere il vampiro salire sul palco dopo “Vampire” e il battesimo di sangue che proponevamo e proponiamo tutt’ora su “Bow to the Porcelain Altar”, come performance, è una cosa che non dimenticherò mai.

Come è stato accolto Rise from the Grave dal pubblico e come dalla critica?
Ancora è abbastanza presto per poterlo dire, dato che l’uscita ufficiale è prevista per il prossimo 3 gennaio 2014. Possiamo per ora sperare per il meglio, dato che abbiamo avuto pareri molto positivi da parte di personaggi di un certo spessore nel panorama musicale del metal, e riscontri eccellenti anche oltreoceano!

Adesso una piccola curiosità: a quale festival ti piacerebbe suonare con il tuo gruppo e affianco a quale band di prestigio?
Parlando a nome di tutti, senza dubbio sarebbe un vero piacere poter aprire ai Death SS, i nostri padri spirituali e musicali che ci hanno sempre ispirato durante il nostro cammino. Anzi, se non fosse stato per loro, probabilmente i Deathless Legacy non sarebbero esistiti!
Magari una bella data con Death SS, King Diamond e Ghost sarebbe un bel traguardo, ecco!
Come festival, l’Interiora Horror Festival si è rivelata una splendida esperienza che ci ha dato modo di conoscere il calore e il pit che solo a Roma ci hanno saputo regalare: ci piacerebbe sicuramente poter replicare una delle esperienze più belle che abbiamo potuto vivere!

Bene Steva l’intervista si chiude qui concludi come meglio ti pare…
Ti ringrazio di nuovo per la bella intervista, è stato un vero piacere per me! Che dire, che l’orrore sia con tutti voi e preparatevi: i non-morti stanno uscendo dalle loro tombe e vi porteranno incubi, vermi e putrefazione!

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Le classifiche di fine anno di Silvio “Don” Pizzica

Written by Articoli

2013

Doverosa premessa. Tutti gli album citati sono stati ascoltati almeno una volta per intero. Ovviamente ci saranno certamente album più affascinanti o più disgustosi di quelli citati ma purtroppo o per fortuna non li ho ancora ascoltati. Inoltre è doveroso avvertirvi che ogni classifica, per quanto possa, come nel mio caso, cercare di utilizzare parametri di valutazione più oggettivi possibile sarà sempre legata alla soggettività di chi la scrive. Dunque, prendete l’articolo non molto più che come un gioco e al massimo anche come un modo per scoprire qualche disco interessante che magari non vi è ancora passato tra le mani. Eccovi la Top 30, la Flop 10 e qualche speciale “award”.

Top 30

  1. InSonar / Nichelodeon – L’Enfant et Le Ménure / Bath Salts  (Avantgarde)
  2. These New Puritans – Field of Reeds  (Art Rock)
  3. Arcade Fire – Reflektor  (Alternative Dance/Rock)
  4. Fuck Buttons – Slow Focus  (Electronic, Neo Psychedelia)
  5. Bvdub & Loscil – Erebus  (Ambient)
  6. Everything Everything – Arc  (Art Pop)
  7. Tripwires – Spacehopper  (Brit Pop, Shoegaze)
  8. KK Null, Israel Martinez, Lumen Lab – Incognita  (Noise Drone)
  9. Stara Rzeka – Cień Chmury Nad Ukrytym Polem  (Drone)
  10. Tim Hecker – Virgins  (Ambient Drone)
  11. Julia Holter – Loud City Song  (Art Pop)
  12. Eluvium – Nightmare Ending  (Modern Classical)
  13. The Knife – Shaking the Habitual  (Electronic)
  14. Ventura – Ultima Necat  (Post Hardcore)
  15. Dennis Johnson – November (R. Andrew Lee)  (Minimalism)
  16. Oblivians – Desperation  (Garage Punk)
  17. Sigur Rós – Kveikur  (Post Rock)
  18. Vampire Weekend – Modern Vampires of the City  (Alt Pop)
  19. My Bloody Valentine – m b v  (Shoegaze)
  20. The Drones – I See Seaweed  (Punk Blues)
  21. Anna Calvi – One Breath  (Art Rock)
  22. Deadburger Factory – La Fisica delle Nuvole  (Avantgarde)
  23. Live Footage – Doyers  (Dream Pop)
  24. Vàli – Skogslandskap  (Dark Folk)
  25. Twomonkeys – Psychobabe  (Electronic)
  26. Autechre – Exai  (IDM)
  27. Mark Kozelek & Jimmy LaValle – Perils From the Sea  (Slowcore)
  28. The National – Trouble Will Find Me  (Alt Rock)
  29. Powerdove – Do You Burn?  (Experimental Rock)
  30. Trupa Trupa – ++  (Alt Rock)

Flop 10

  1. La Tosse Grassa – Tg3
  2. The Blood Arm – Infinite Nights
  3. L’Officina Della Camomilla – Senontipiacefalostesso
  4. Inigo & Grigiolimpido – Controindicazioni
  5. I Cani – Glamour
  6. Reveille – Broken Machines
  7. Blevin Blectum – Emblem Album
  8. Midas Fall – Fluorescent Lights
  9. Fates Warning – Darkness in a Different Light
  10. Macelleria Mobile Di Mezzanotte – Black Lake Confidence

Top 10 Italia

  1. InSonar / Nichelodeon – L’Enfant et Le Ménure / Bath Salts
  2. Deadburger Factory – La Fisica delle Nuvole
  3. Twomonkeys – Psycho Babe
  4. OvO – Abisso
  5. Massimo Volume – Aspettando i Barbari
  6. Electric Sarajevo – Madrigals
  7. Borghese – L’Educazione delle Rockstar
  8. Aedi – Ha Ta Ka Pa
  9. Faz Waltz – Back On Mondo
  10. NaNa Bang! – NaNa Bang!

Miglior artista maschile

Brock Van Wey (bvdud)
Kazuyuki Kishino (KK Null)
K. [Jakub Ziołek aka Kuba Ziołek] (Stara Rzeka)

Miglior artista femminile

Julia Holter
Anna Calvi
Alela Diane

Migliore Ristampa

The Colla – Ad Ovest di Paperino
Monuments – Age
Pavlov’s Dog – Pampered Menial

Miglior Album Pop/Rock, Shoegaze, Dream Pop e simili

Arcade Fire – Reflektor
Everything Everything – Arc
Tripwires – Spacehopper

Miglior Album Garage, Noise Rock, Punk e simili

Ventura – Ultima Necat
Oblivians – Desperation
The Drones – I See Seawed

Miglior Album Sperimentale, Art Rock, Avantgarde, Ambient e simili

InSonar / Nichelodeon – L’Enfant et Le Ménure / Bath Salts
These New Puritans – Field of Reeds
Bvdub & Loscil – Erebus

Miglior Album Elettronica, Synth Pop, House, Dance, Dubstep, ecc…

Fuck Buttons – Slow Focus
The Knife – Shaking the Habitual
Twomonkeys – Psycho Babe

Miglior Esordio

Tripwires – Spacehopper
Stara Rzeka – Cień Chmury Nad Ukrytym Polem
Twomonkeys – Psycho Babe

Miglior Album Straniero (non britannico)

KK Null, Israel Martinez, Lumen Lab – Incognita   Giappone/Messico
Stara Rzeka – Cień Chmury Nad Ukrytym Polem   Polonia
Ventura – Ultima Necat  Svizzera

Miglior Album Live

Mount Eerie – Live in Bloomington, September 30th, 2011

Migliore Raccolta

Subterfuge – Reflect < < Rewind

Migliore Album Remix

Father Murphy – Anyway, Your Children Will Deny It (Remix Series)

Miglior Compilation

DJ Sprinkles – Queerifications & Ruins

Miglior Compilation Aa. Vv.

Aa. Vv. – Tutto da Rifare, un Omaggio ai Fluxus

POLLICE VERSO (GIU’) Delusione non implica brutto disco ma solo sotto le mie aspettative

Le delusioni italiane

Macelleria Mobile Di Mezzanotte – Black Lake Confidence
Diaframma – Preso nel Vortice
Bachi da Pietra – Quintale

Le delusioni straniere

AGF – Source Voice
Murcof & Philippe Petit – First Chapter
Tomahawk– Oddfellows

Buone feste a tutti!!!

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La band della Settimana: Nicodemo

Written by Novità

Cantautore, bassista (live e studio di vari artisti italiani), produttore discografico e direttore artistico del format STUDIO 35 LIVE, Nicodemo è anche un artista eclettico, capace di spaziare tra generi anche agli antipodi, come il Songwriting, lo Spoken Word, il Rock alternativo e l’Elettronica. Il videoclip del singolo “Almeno con la Mente” mostra inoltre una notevole attenzione agli aspetti estetici della musica, alla parte visiva, alle immagini.

“‘Buon Natale un Cazzo!’  è il titolo programmatico del pulsante brano electro, corrosivo e parlato di Nicodemo scelto come nuovo singolo. Il cantautore campano (che ha pubblicato pochi mesi fa il suo secondo album, Viola, tra poesia descrittiva ed eclettismi elettrici) ci offre uno scorcio sociale, intriso di ironia, su moderne ipocrisie, corruzioni, forme di stupidità, luci e rate; i loop sono affidati a Luca Urbani”.

Buon Natale (un cazzo!) a tutti voi!

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Rockambula in giuria al MarteLive

Written by Senza categoria

Ci sarà anche il nostro caporedattore, Silvio “Don” Pizzica, tra i giurati che sabato 28 dicembre 2013, presso il Pin Up di Mosciano Sant’Angelo sceglieranno, insieme al pubblico i vincitori di MarteLive Abruzzo che andranno poi in finale a Roma.

Tra le band in gara:

THE OLD SCHOOL
TRE TIGRI CONTRO
STATI ALTERATI DI COSCIENZA
SHIJO X
PERCEZIONESESTOSENSO

Inoltre, Rockambula metterà a disposizione un premio speciale dedicato alla band più interessante e originale, premio che non necessariamente andrà al vincitore della serata. Il premio consiste in una intervista e/o recensione più un banner pubblicitario sulle pagine della webzine per la durata di circa 1 mese.

In bocca al lupo a tutti i partecipanti, da Rockambula.

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Il regalo di Natale di Borghese

Written by Senza categoria

Borghese fa ai suoi fan un regalo Natalizio davvero imperdibile: solo per il giorno di Natale sarà possibile scaricare gratuitamente il suo disco d’esordio L’Educazione delle Rockstar uscito per TouchClay Records e recensito in maniera unanimamente positiva da tutta la stampa nazionale. Per il download basta solo partecipare all’evento facebook cliccando “Partecipa” sul link: https://www.facebook.com/events/725546004123864/?notif_t=plan_user_joined. Sull’ evento facebook per tutta la giornata del 25 sarà pubblico il link per il download che rimarrà visibile fino alla mezzanotte.

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Rockambula si prende una mini pausa per Natale

Written by Senza categoria

Niente paura, non vi stiamo abbandonando. Vogliamo solo avvertirvi che il 24, 25 e 26 dicembre le uscite saranno ridotte al minimo, salvo clamorose necessità dell’ultim’ora. Per tutto il periodo festivo abbiamo già ridotto le uscite, sia per non appesantire il lavoro dei nostri redattori, sia per non farvi perdere niente tra le nuove uscite ma anche per prenderci un po’ di tempo per ripassare il meglio che la musica ci ha proposto quest’anno. Ci vediamo giovedi per le classifiche del nostro caporedattore. Buone feste, buon Natale e buon anno!!!

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